Natale a New York (Seconda Parte)
Sveglia sveglia sveglia! Il nuovo episodio di C’erO una volta in America sta per cominciare. Sigla.
La prima scena si apre con musica in crescendo, i Deep Blue Something ci suonano Breakfast at Tiffany’s, e Lora ci mostra gli scatti delle giornate che precedono il Natale passate a camminare avanti e indietro per tutta Manhattan. Ovviamente non entro in quanto non ho quei due/tremila dollari necessari per comprare un qualsiasi gioiellino offerto a prezzo di organi del corpo ai più abbienti. Va bene, tanto i gioielli non mi piacciono. Tiè. Immaginiamo un episodio fatto di voci fuori campo che raccontano ciò che andremo a vedere con la nostra immaginazione associata alle immagini che Lora ci propone. Lo stile è da immaginare come in quei film in cui la registrazione viene rallentata a momenti alterni con uno stop in stile “ti scatto una foto” e sullo schermo appare lo scatto per qualche secondo, per poi riprendere con la trasmissione del video regolare. Vicino a Tiffany& Co. la nostra protagonista non poteva evitare la foto al toro di Wall Street, e dopo aver sgomitato e tirato calci e pugni per farsi spazio tra le mille persone che a gruppo o in coppia si facevano ritrarre accanto al bull, lei, da sola, non può che scattare la foto, facendoci al massimo scappare un dito davanti all’obiettivo per dire “Io c’ero!”. Toccare le parti intime dell’animale è tradizione; io, per quanto mi possano piacere certe usanze, per questa volta passo. Non avrei comunque nessuno con cui riderci sopra, e più che altro potrei passare per pervertita. In giornate fredde ma soleggiate non si può perdere tempo, quindi l’episodio continua con linee di metro che ormai vengono prese ad occhi chiusi, passi lunghi e felpati tra Street, Avenue, e Square, qualche caffè moka e chai latte di Starbucks, e cibo consumato saggiamente al Whole Foods. Il museo dei Nativi Americani – National Museum of American Indians è una grande scoperta, non riporta solo pezzi concreti legati ai Nativi di per sé, ma anche storie di tradizioni orali, testimonianze di culture molto affascinanti e che erano in programma venissero studiate da Lora più a fondo una volta giunta negli States; poi, per una cosa o per l’altra, si è concentrata sulla psicologia e sull’Art Studio. Scelte. Le location della puntata di oggi si estendono in lungo e in largo per tutta la downtown. Passando da una zona all’altra, ha il modo di trarre delle conclusioni, mentre ripassa, a mente, le scene di cui è stata protagonista, e si chiede come mai nella parte più a sud dove albergano Little Italy, China Town, Soho e il Financial District, luoghi in cui i soldoni calcano le scene e gli edifici sono le sedi della borsa e dei maggiori uffici finanziari del Paese, l’aria, cioè l’atmosfera, sia alquanto diversa da quella della zona artistica e delle “scuole” di Chelsea, Upper East Side e Upper West Side. Nella prima area infatti si incontrano personaggi che non sembrano abbiano ben chiaro il concetto di rispetto, molesti e piuttosto arroganti, mentre nei dintorni di Times Square, alle fermate della Metro o semplicemente passeggiando per Central Park, la gente sorride, persone comuni suonano per qualche centesimo a lato dei marciapiedi, e incontri anche chi, dal nulla, ti offre il caffè, così, per gentilezza. Ma, sono i soldi che svuotano il cervello e rendono… vili? Allora, mi fa piacere essere poverella! Nel giro di qualche giorno, a noi rappresentato in questa puntata con varie scene che si rincorrono una dopo l’altra, Lora visita il MoMA – Museum of Modern Art , il Metropolitan (Museum of Art), l’American Museum of Natural History e la Frick Collection. Il Guggenheim decide di tenerlo per dopo Natale, e così per un altra manciata di luoghi da visitare con calma. Le ore passano e anche la nostra tele-racconto-camera inizia a risentire del tempo trascorso, quindi si concede una pausa pubblicitaria.
Al ritorno, è sera e Lora passeggia per Central Park incurante del pericolo della notte che incombe su New York City. Un po’ di fifa da “donna sola in posto vuoto, al buio” la attraversa per qualche secondo, ma guardandosi attorno vede che c’è solo splendore che la circonda, scatta una foto (questa!), e quindi si rilassa e continua verso casa. Brooklyn non è lontana ora che la metro la sa prendere senza problemi. Il Brooklyn Bridge, che attraversa ogni giorno, è proprio come nelle famose foto in bianco e nero. Prima di terminare la puntata un altro pezzo musicale fa da separatore tra l’insieme dei giorni precedenti il Natale e la vigilia. La vigilia di Natale Lora decide di passarla in mezzo alla gente, non ai musei; quindi scende a guardare il famoso albero di Trafalgar Square, Times Square pullulante di gente di ogni genere, colore, forma eccetera, e i negozi di tipica oggettistica I Love NY. Il landscape di New York non è solo tipico, è …Bello, con la B maiuscola. Ti fa sentire cittadina del mondo, e Lora non può fare altro che catturarlo con la macchinetta fotografica per cercare di rendere l’idea. Click, scatto. Click, un altro. Non può mancare la Statua della Libertà, anche se non da vicino; si accontenta di osservare Lady Liberty da lontano, e nella sua maestosità non troppo esagerata per un simbolo tanto conosciuto, la invidia un po’. Il simbolo della libertà, la tanto amata libertà, riportato dalla fiaccola eterna che regge in mano, e il libro, che come (non) tutti sanno, riporta la data dell’Indipendenza americana, il 4 Luglio 1776, vanno a sommarsi con le catene spezzate ai piedi dopo la rottura con il sovrano limitante, e la corona dalle sette punte come i sette mari del nostro grande pianeta. Quanta poesia in un’unica statua! E poi… è DONNA!
Giunge il tempo di terminare la giornata della Vigilia dopo tanta ricerca di “umanità” attorno al singolo viaggiatore errante… e quale modo migliore, per addolcire il giorno che precede il Natale, se non usufruire del primo regalo che Lora ha ricevuto prima di partire dal college in direzione NYC: un biglietto per il musical di Mary Poppins a Broadway! La supervisor Barbara ci ha visto lungo. Un pensiero graditissimo, commovente, tanto quanto vedere a teatro, a venticinque anni, una Mary rappresentata dalla bellissima LAURA Michelle Kelly, che canta “A spoonfull of sugar helps the medicine go down” con una voce sensazionale e melodiosa, tanto quanto sicura al suono di
“I’m practically perfect in every respect. I haven’t a flaw you could ever detect. As soon as you know me I’m sure you’ll agree there’s no one around who’s as perfect as me. E quindi un SUPERCALIFRAGILISTICHESPIRALIDOSO Merry Christmas A TUTTI da New York! Auguri!!!
FINE EPISODIO. SIGLA.