La solitudine del giudice
Un caffè lungo in tazza grande, con un po’ di schiuma fredda
Il dottor Oreste Aquilano è nel bar davanti al tribunale. Ha appena finito una udienza durante la quale, senza pietà, ha affibbiato più anni a un piccolo spacciatore, un pesciolino che tentava di sopravvivere. E’ soddisfatto e prima di andare a casa ha sentito l’impellente bisogno di un caffè, come si addice a un vero italiano.
L’avvocato Mario Degli Esposti è accanto a lui, aspetta la spremuta d’arancio senza zucchero e con ghiaccio. L’avvocato ha assistito al processo mentre attendeva il difensore d’ufficio suo amico. E azzarda un commento: Certo dottore, è stato severo, non si può negare…;
Severo? – guarda stupito il magistrato mentre fa cadere con delicatezza pochi cristalli di zucchero di canna – Era già la seconda volta, un recidivo a nemmeno venti anni. Se non lo fermi per tempo a trenta avrà fatto una quantità di danni…;
Sì, va bene, ma la pena non è una sorta di giustizia divina inappellabile, è serenità, è speranza e anche la Costituzione…;
Lasci fare la Costituzione, che conosco bene – comincia a seccarsi il dottor Aquilano – E’ dagli anni Settanta che ci ubriacano con le teorie giustificazioniste, buoniste, innocentiste, non toccate Caino. Roba da matti. Ma a Abele chi ci pensa? Voi come parti civili? Lasci perdere avvocato. Il detto è vecchio ma sempre buono: il medico pietoso fa la piaga purulenta...;
Dottore – l’avvocato non molla – non dico che cosa deve fare lei, ma mi limito a sostenere che la proporzionalità, la volontà di rieducare e il buon senso sono tre pilastri della pena. E mi scusi se mi permetto, oggi queste tre caratteristiche non mi sembra che abbiano brillato come al solito: La pena non è una damnatio, e francamente ho visto veri signori dello spaccio prendere meno...;
Avvocato, è l’esempio che fa effetto. Lo so, quando dico così qualche furbacchione cita Mao Tse Tung, cioè colpirne uno per educarne cento, tanto per farmi passare da veterocomunista, ma la verità è che la pena è una punizione per il reo ma un monito per gli altri. Troppa pietà convince che tutto è lecito, che c’è sempre una scusa, una scappatoia. Non è bello fare il giudice, anzi talvolta mi pare orribile e doloroso, ma il giudice deve ragionare non impietosirsi...;
Dottore, dissento ma la mia stima per lei, come sa, è sempre grande. Ad maiora…;
Brava persona l’avvocato Degli Esposti, ma quando attacca bottone…
Aquilano esce dal bar con il buon sapore di caffè in bocca. Che diviene fiele d’un tratto: Ma non è possibile, ma nemmeno un caffè si può prende in santa pace. Ma un po’ di riguardo che diamine, un minimo di tolleranza, ma non è possibile essere così spietati…
Il destinatario della filippica lo guarda, lo riconosce, decide di non rispondere, lasciando l’auto in doppia fila con il suo bravo foglietto rosa sotto il tergicristallo.