Quando cammini sulle uova
Avere un figlio è surreale. Incosciente e surreale. Arriva un momento in cui te ne freghi dei Maya e dei Nostradamus, te ne freghi dei vulcani e delle meteoriti, delle catastrofi umane e meteorologiche. Non esiste il pil, la tarsu, l’inps e la disoccupazione giovanile. Ad un certo punto c’è uno switch mentale, uno sliding doors, un watergate spazio temporale assolutamente non dettato dall’orologio biologico che fa tic tac, come molti immaginano, perché i figli puoi volerli in qualsiasi momento oppure puoi non volerli mai. E tutto questo fa cambiare direzione alla vita. Comunque, dicevo, il giorno in cui scopri di aspettare un bambino non lo dimentichi più. A distanza di tempo e di anni puoi ricordare per filo e per segno tutto quello che hai fatto quel giorno. Per le ventiquattro ore successive ti sembra di camminare sulle uova, quando il giorno prima eri magari appesa al filo di un bungee jumping, oppure schiacciata come una sardina in un pullman super affollato. Cammini sulle uova, un po’ come se fossi sospesa nell’aria perché temi che qualunque cosa possa interrompere quel nuovo equilibrio che nemmeno tu sai cos’è. Ed ecco che ti si piazza in faccia un mezzo sorriso da ebete e pensi a chi dirlo per primo e come dirlo…scherzo, indovinello, tutto d’un fiato. Rispolveri la smemo delle scuole medie, dove ti ricordi di aver stilato, con la tua compagna di banco, la lista dei dieci nomi più belli da dare ai tuoi figli, che però oggi sono totalmente fuori moda, visto che avevi scelto Kelly e Dilan per i gemelli e quindi sono assolutamente da scartare. Fai l’ultimo tiro di sigaretta, profondo però, e mangi l’ultimo panino al prosciutto. Poi torni sulla terra, tra i tuoi simili, non tutti “incinti”come te e inizi ad affrontare i nove mesi più strani della tua vita.
Ed è lì che ti imbatti in una serie di “tantepiccolecosechenontiaspettavi”.
Ma questa è un’ altra storia. Ora vi insegno a fare un bel bebè di zucchero.
Preparate il materiale che vi occorre: pasta di zucchero color carne, rosa o celeste a seconda del bebè da festeggiare. Con quella color carne fate una pallina ben liscia e con uno strumento a punta incidete il solco degli occhi, come se dormisse, e fate un piccolo buchetto per la bocca. Fate il nasino con una pallina piccolissima di pasta dello stesso colore. Con (nel mio caso) l’azzurro, fate il berretto. Fate un cilindro bello cicciotto per il corpo, senza troppa precisione, perché esso verrà nascosto da una copertina. A vostro piacere potete abbellire il tutto con un piccolo orsetto.
Il bimbo è pronto a fare la nanna al calduccio, da solo, nella sua copertina. Che pace. Ma solo perché è di zucchero 😉