Un compleanno in Erasmus
Ogni trecentosessantacinque giorni, puntuale, faccio il bilancio della mia vita. E non ditemi che non lo fate anche voi, perché non ci crederei. Per l’occasione ho fatto una veloce ricerca su Google, e no, faccio bene a non credervi, perché pare proprio che io non sia affatto l’unica stramba che, ad ogni compleanno, faccia due conti su come le stiano andando le cose. A tirar acqua al mio mulino mi aiuta anche Twitter: gli hashtag #compleanno e #bilancio sono spesso un binomio nei cinguettii.
Conoscete quella parola che pronunciamo insistentemente solo due settimane l’anno, di preciso l’ultima dell’anno vecchio e la prima del nuovo? La famosa parola “propositi” che pare prendere violentemente il sopravvento nelle nostre teste e sulle nostre lingue solo a fine dicembre, poi chi s’è visto s’è visto. Pare quindi che in generale la gente sia abituata a fare il proprio bilancio di vita a fine anno, quando pare tutto possa cambiare allo scoccare della mezzanotte, alla Cenerentola.
Bene, non so come funzioni il vostro bilancio personale, ma il mio è più o meno così: inizio col chiedermi dove mi trovavo al bilancio scorso, come mi sentivo quel giorno, chi mi era vicino e in generale chi abitava la mia vita in quel periodo; poi un pensiero alla “carriera accademica”: quanto sto andando spedita, lontana, fuori strada, determinata, a passi incerti, verso i miei obiettivi? Mi vedo correre a perdifiato per poi fermarmi due notti a guardare un fiore che spunta sulla pista da corsa. E poi le domande da un milione di dollari: “Sono soddisfatta della mia persona?” e la classica “Sono felice? E se si quanto?”. Infine un’occhiata riflessiva a quello che sono riuscita a combinare durante l’anno, una fantasia su come sarà il prossimo e scarabocchiare il numero della nuova età su un foglio di carta, così giusto per vedere come sembra se fatto d’inchiostro.
Fra qualche giorno compio gli anni (casomai ve lo stiate chiedendo e aveste una voglia matta di farmi gli auguri vi svelo il giorno preciso: l’11; fingerò di essere sorpresa che ve ne siate ricordati) e quest’anno il bilancio sarà completamente rovesciato a causa della mia condizione di studentessa Erasmus.
Di certo un anno fa non sapevo che mi sarei ritrovata a scrivere del mio bilancio annuale su questo tavolo ancora pieno di tabacco sparso e bottiglie di vino tinto della cena di ieri, in un soggiorno riscaldato dai raggi invernali di Barcellona, con un cileno e un inglese che mi parlano della loro relazione con la fede cattolica e mio padre che mi chiama su Skype. Quanto è elettrizzante l’imprevedibilità della vita? Quella scintilla elettrica che ti sballa i propositi e ti stravolge i piani. Che senso ha addizionare e sottrarre i pezzi della nostra vita, se un avvenimento qualsiasi può far cambiare il vento e gonfiare le nostre vele in direzione ostinata e contraria?
Questo sarà un compleanno senza nemmeno una delle persone che hanno abitato la mia vita negli ultimi anni, e questo forse sarà strano. Mi terranno compagnia amici nuovi, appena entrati in casa, stranieri, diversi. E quest’anno non ho alcuna voglia di prendere mentalmente carta e penna per addizionare e sottrarre risultati e progetti, ambizioni e successi, viaggi e batoste.
Al diavolo i bilanci e ¡feliz cumpleaños!