Volevo una casa di artisti
“Eh, che ci vuoi fare, enrico: non è un’artista” dicevo tra me e me, scrollando le spalle, tutto intento ad accendere un fuoco che non voleva iniziare ad ardere. “Maledetto quello che c’ha venduto le legne!”. Che poi, lo dico per tutti (me l’ha spiegato il mio amico Alberto): cercate di comprare la legna per il fuoco non a peso (di solito la vendono a quintale) ma a metro cubo perché certi furfanti pur di guadagnare qualcosina in maniera losca o ti danno legna appena tagliata, “verde”, più umida, che pesa di più. Oppure la innaffiano, ché il risultato è lo stesso. E questo tipo di legna oltre a farti spendere euro per nulla, quando la butti sul fuoco fischia: è l’acqua che se ne va, contrastando la fiamma. Che non parte. Eppure, il singolo pezzo di legno sembra identico a quelli buoni. Solo alla prova del fuoco non va. Qui casca il palco. A me che sono un romantico viene l’orticaria. Per la verità non sono mai stato un bravo fuochista. Tentavo di imitare mio papà a creare strutture lignee che iniziassero a bruciare subito, invece niente. Sarà che bravo lui, buonanulla io, il risultato era lo stesso. Però ho imparato a capire qual è la legna sbagliata, forse per gli anni passati, forse per le esperienze trascorse.
Ci vuole del tempo per capire questo. A volte l’occhio non basta. Serve toccare, annusare, perderci tempo, riflettere. Mettere in conto anche qualche scheggia che si infila sotto l’unghia oppure sotto sotto il palmo della mano. Che male, che fatica toglierla! Questo succede con tutti i tipi di legna. Ma con quella fradicia è più fastidioso. Ti verrebbe voglia di mandarla direttamente al macero. Non merita il suo destino. Altrimenti che vada nel limbo ad asciugare i suoi peccati.
Ci sono tempi, però, in cui il limbo non esiste. Non si può aspettare. Allora ti lasci dirigere dal caso. Un bastardo: vince sempre lui, sornione.
Mi ritrovo ad imprecare contro il venditore di legna.
Sono riuscito a raccattarne di buone, però. Che soddisfazione! Che bel fuoco ti regalano, senza troppa fatica ad organizzarle, quasi ti conoscessero già. Ti perdi a vedere il fuoco, a scorgerne tutte le sfumature… entri a far parte di lui. Ma poi ti accorgi che tutta quella luce, quella fiamma, quel calore, quel colore, quel tepore, lo consumi proprio grazie a quella legna buona che crea un’arte mentre si consuma. Ti viene da amarla, la legna artista mentre si consuma. A questo pensavo.
Beati gli artisti e le belle persone. E maledetti gli artisti, e le belle persone. Per gli altri: indifferenza.