Controcultura Hippie nell’America degli anni sessanta (parte terza)
Le puntate precedenti:
Controcultura Hippie nell’America degli anni sessanta (parte prima)
Controcultura Hippie nell’America degli anni sessanta (parte seconda)
IS THIS THE END?
Sembra arrivata l’ora di terminare questa storia sulla generazione dei ribelli degli anni Sessanta, che Herb Caen (1916-1997), editorialista del «San Francisco Chronicle», chiamò per primo Hippie (Caen detiene anche il merito di aver coniato il termine Beatnik), anche se la voglia sarebbe di ricominciare da tutto quello che è rimasto fuori o da quello che i Sixties hanno significato per la cultura degli anni Settanta e le generazioni seguenti. In fondo, i Sixties funzionano allo stesso modo: costruiscono un’impalcatura fatta di modelli, icone e colori, la scuotono ben bene fino a mescolarne le irregolarità e poi distruggerla dal suo interno. I condottieri sono persone che si addormentano completamente fatti di LSD, si svegliano famosi e muoiono verso i trent’anni. La parabola dei Sixties, indubbiamente, ebbe il capoverso conclusivo in Woodstock 1969, ma la sua luce si spense definitivamente in una stanza di un Hotel a Londra, quando Jimi Hendrix, colui il quale meglio di tutti aveva descritto il processo di alienazione mentale come prodotto della cultura di massa, morì soffocato dal suo stesso vomito. Nell’immaginario collettivo della controcultura dei Sixties, Woodstock 1969 (a cui seguiranno un Woodstock 1994 e 1999) ed Hendrix rappresentarono il mito indiscusso, quel luogo di alienazione della mente sempre sognato che si materializzò a partire dalle 17.07 del 15 agosto fino alla mattina del 18 agosto, quando sul palco iniziò a suonare la Stratocaster: quella per antonomasia. Quello era il luogo dove il motto Hippie If it feels good, do it! regnò incontrastato e dove Hendrix diventò leggenda.
THE END: WOODSTOCK 15-18 AGOSTO 1969
All’inizio di quel marzo, Woodstock era ancora un tipico monotono paese americano, tanto che da alcuni anni Bob Dylan si nascondeva da quelle parti nella contea di Ulster, presso Byrdcliffe. Eric Clapton era chiamato Dio dai sui fans; Jimmy Page e Robert Plant avevano creato i Led Zeppelin, odiati dai benpensanti, per via di quel messaggio satanico subliminale inserito in Stairway to Heaven (1971); non esisteva ancora la disco music; il 20 luglio l’Apollo 11 raggiungeva il Lago della tranquillità; al cinema uscivano film come Easy Rider e The Graduate; Che Guevara era già leggenda quando, il 21 ottobre moriva Jack Kerouac. Nessuno diede importanza al fatto che Michael Lang, gestore di un negozio punto d’incontro dei giovani Hippie di Miami, con la complicità di Artie Kornfeld (vice presidente della potente Capitol Records), Joel Rosenman e John Roberts, aveva appena fondato la Woodstock Ventures Inc..
Da quell’agosto sono passati oltre trent’anni, Michael, Artie, Joel e John (al tempo tutti sotto i ventisei anni) non hanno ancora trovato l’accordo circa la paternità dell’idea di fondare Woodstock. I quattro concordano nel solo fatto che l’intento era fare soldi per costruire un nuovo studio di registrazione. All’inizio, il maggior problema sembrava quello di trovare un posto adatto per un concerto di circa 50.000 persone, così come sembrò subito complicato attirare gruppi Rock importanti.
In un primo momento, per soli 10.000 $ Lang affittò 300 acri di un vecchio complesso industriale da Howard Mills Jr nella località di Wallkill. Alle autorità di Wallkill, Rosenman dichiarò semplicemente che il concerto avrebbe visto la partecipazione di cantanti Jazz e Folk. Era l’inizio di Aprile, su «Village Voice» e «Rolling Stone» iniziavano ad apparire i primi articoli. A maggio ne parlarono anche il «The New York Times» e il «The Times Herald-Record». Per convincere i musicisti e creare un clima di credibilità attorno all’evento, quindi attirare gli sponsor, Lang decise di raddoppiare il cachet a tutti i musicisti: ai Jefferson Airplane sarebbero andati 12.000$; ai Creedence Clearwater Revival 11.500$; ai The Who 12.500 $. In totale, Lang avrebbe speso circa 180.000 $. Contrariamente a quanto si possa pensare, Hendrix e compagni andarono a Woodstock solo perché ben pagati. Per non urtare l’ego dei colleghi, si dice che Hendrix si accordò in segreto con Lang per un compenso di 32.000 $, contro i 150.000 a cui erano arrivati a pagarlo in altre occasioni, ma nel contratto pretese di essere l’ultimo in scaletta. Uno dei grossi problemi di Woodstock era rappresentato dall’impianto di amplificazione, che doveva poter permettere di sentire il suono sia a chi era lontano sia a chi era sotto il palco. I preparativi furono frenetici e i dipendenti della «Woodtsock Ventures» non passarono certo inosservati dalla popolazione locale che pian piano iniziò a capire cosa stava accadendo: non sarebbero arrivati tranquilli e panciuti jazzisti, ma gli odiati e sporchi Hippie. Le proteste si moltiplicarono e a qual punto solo in pochi credevano ancora nella riuscita del progetto. Per le riprese dei tre giorni di musica e amore Lang chiamò Michael Wadleigh: regista pressoché sconosciuto e poco pagato, supportato da un giovane italoamericano. Quel ragazzo era Martin Scorsese, che a Woodstock iniziò la sua splendida carriera da cineasta.
Il 15 luglio 1969, su esposto da parte della popolazione locale, la Corte d’appello di Walkill emise una sciagurata ordinanza che vietava il concerto sul suo territorio. Nelle motivazioni della sentenza si legge che il concerto non poteva essere fatto per via dell’illegalità nella città di Walllkill dei c.d. bagni portatili. Woodstock sarebbe potuto saltare per via dei cessi!
Elliot Tiber, presidente della Camera di Commercio di Bethel e proprietario indebitato di una piccola pensione a White Lake lesse la notizia e chiamò Lang. Tiber aveva quello che ora mancava a Lang: un permesso da 10 $ per organizzare un concerto, regolarmente rilasciato dalle autorità di Bethel, paesino di sole 3.900 anime. Quello che poteva essere il decennale del «White Lake Music and Arts Festival», che la famiglia Tiber aveva sempre organizzato per riempire la sua piccola pensione, sarebbe diventato il più incredibile concerto Rock della storia. All’incontro del 18 luglio con Tiber, Lang rimase insoddisfatto dei miseri 15 acri a disposizione. Ma Tiber aveva un amico, Max Yasgur (1919-1973), che di acri ne aveva a centinaia. Lo chiamò, proponendogli l’affare: 50 $ al giorno per un festival di massimo 5.000 persone. Yasgur rimase perplesso, conosceva bene Tiber e i suoi desolanti festival (ad uno di questi si erano presentati in quattro e aveva cantato una giovanissima Barbra Streisand), ma decise di incontrare ugualmente Lang, nel centro geometrico della sua immensa proprietà. Una stretta di mano e i 600 acri di un prato nei pressi di White Lake, nella contea di Sullivan, alle falde dei monti Catskills, a 60 km da Woodstock, New York, vennero affittati per due mesi a circa 50.000 $.
Per ferragosto tutto sembrava perfettamente organizzato, dal servizio d’ordine ai migliori bagni portatili in circolazione, fino alla catena di distribuzione del cibo e bevande. Tutto per massimo 100.000 persone. Lang voleva essere sicuro che tutto sarebbe andato per il meglio. Infatti, aveva investito un sacco di soldi in quell’avventura. Non aveva fatto i conti con la storia. La mattina del 14 agosto, a Woodstock c’erano già accampate 25.000 persone e le Route 55 e 17B che la collegavano con New York erano a dir poco intasate. Il giorno seguente, Lang si svegliò accorgendosi di avere completamente dimenticato i box per la vendita dei biglietti. Grazie a questo, Woodstock è a tutt’oggi il più gran concerto Rock completamente gratuito (per chi non ci crede, i biglietti originali non staccati sono ancor oggi in vendita presso www.woodstock69.com). Ad ogni modo, il 15 pomeriggio si contavano almeno 300.000 persone ed altrettante erano in arrivo. I soci di Lang si spaventarono. La paura di disordini pubblici indusse Rosenmann a richiedere l’intervento della Guardia Nazionale e costringere il pubblico a pagare il biglietto. Lang si oppose e annunciò in fretta e furia l’ovvio: il concerto sarebbe stato totalmente gratuito. Dopo quell’estate il governo americano avrebbe approvato una serie di leggi che vietavano raduni di più di 25.000 persone. A conti fatti, al mega raduno di White Lake non si registrarono incidenti degni di nota, nessun tipo di violenza o atto di vandalismo. In questi tre giorni di pace, amore e musica, invece, nacquero due bambini ed altri cento vennero concepiti. Molti non avrebbero mai conosciuto il loro padre, Sono loro i veri figli dei fiori.
Alle 17.07 del 15 agosto, dopo la risoluzione di enormi problemi tecnici, l’amplificatore iniziò ad emettere musica. Il primo ad esibirsi fu Richie Havens (1941-2013). Al termine dei pezzi concordati, Lang dovette supplicare Havens di non fermarsi. Mancavano gli elicotteri per catapultare gli Sweetwater sul palco. Havens venne costretto a suonare improvvisando Motherless Child e Freedom ripetute in modo compulsivo per oltre mezzora. Con la seconda ci ha campato tutta la vita. Alla fine, gli elicotteri gentilmente offerti dall’US Army iniziarono a muoversi e per tre giorni fu un via e vai continuo di musicisti e provviste. Senza l’esercito, Woodstock non ci sarebbe mai stato. C’è forse miglior contraddizione?
Verso sera, Arlo Guthrie (figlio di Woody) si presentò sul palco e annunciò che le autorità locali avevano deciso di chiudere la New York State Freeway e consigliato di non cercare in nessun modo di raggiungere Woodstock. Chi prima, chi dopo, a White Lake arrivò quasi un milione di persone. I viveri scarseggiavano, come nel dramma biblico. Bisogna dividere, anzi condividere tutto quello che era rimasto; ragazze comprese, s’intende. Nel frattempo, era solo venerdì sera, iniziò a piovere. Piovette a dirotto, come Max Yasgur non aveva mai visto e il prato si trasformò in un acquitrino. L’acqua profumata alla marijuana iniziò ad essere raccolta e bevuta. Melanie Safka uscì sul palco quando ormai era buio e pioveva ancora, l’impianto luci si spense per un attimo e migliaia di accendini illuminarono i monti Catskills. Da quel giorno, in ogni concerto lo si sarebbe sempre rifatto, anche se oggi si usano gli Iphone. L’umidità saliva aumentando la temperatura, surriscaldata dall’esibizione di Joan Baez, Arlo Guthrie, Ravi Sharkar, Sly and the Family Store, Creedence Clearwater Revival, Grateful Dead, Janis Joplin, Jefferson Airplane, Joni Mitchell, Santana, The Who, Joe Cocker, Crosby, Stills and Nash, Jimi Hendrix, e tutti quei bambini completamente nudi che, saliti sul palco, vennero lasciati liberi di correre, toccare gli strumenti, cantare e suonare con il meglio del Rock di quegli anni. Anche questo non sarebbe più accaduto.
Arrivò il sabato e col passare delle ore i vestiti inzuppati d’acqua e sudore divennero assolutamente superflui. Nel documentario di Wadleigh si vede bene; decine di ragazzi completamente fatti, giocare nel fango vestiti dalla sola natura. Woodstock diventò un’orgia primordiale, un Tribal Gathering, come diranno The Birds. I Sixties furono proprio questo: una gigantesca massa di corpi nudi che giocavano come bambini nel fango. Questa è stata la leggenda di Woodstock, nell’ultima estate Hippie del 1969.
Nell’estate del 1991 sono passato per Woodstock. A qualche chilometro dal luogo del concerto sul muro di una scuola abbandonata qualcuno ha scritto «If you can remember the ‘60s, then you weren’t there» (se puoi ricordare gli anni Sessanta, vuol dire che non li hai vissuti).
This is the End.