Valerio Jovine, come non l’avete visto mai
La Beat Box sembra proprio una tana. Un rifugio al quale si giunge perdendosi prima per le budella di Napoli. Un sottoscala, e questo dettaglio rassicura, richiamando alla mente il fatto che le grandi avventure sono iniziate davvero così, un po’ per caso, con Steve Jobs a progettare in uno scantinato, con John Lennon a strimpellare in un garage di Liverpool.
La Beat Box è il covo di Valerio Jovine, voce degli Jovine, che in comune con Steve e John, pur nell’accostamento azzardato, ha una lunga gavetta alle spalle. Valerio fa musica da quand’era ragazzino, di musica vive e si nutre, e a conversare con lui, ecco, quella passione sa esprimerla fino in fondo.
La sua musica, fatta di sonorità reggae e di vernacolo urbano, sapientemente miscelato, non è musica fine a se stessa. E’ una musica che è comunicazione, denuncia, opinione; è una musica che coglie nel vivo il senso del vivere d’artista, una musica che non si disimpegna ma vive i propri luoghi e i propri tempi, e nei propri tempi, coi suoi significanti, vuole restare, e offrire a chi lo ascolta una chiave di lettura, una interpretazione della realtà, una via di fuga, veicolando i propri pensieri con la forza del sangue che scorre nelle vene.
Sarebbe stato facile incontrare il cantante e chiedergli dei suoi trascorsi, dei suoi brani, dei progetti futuri, del nuovo album. Meno facile ma certamente più interessante è stato cercare di cogliere l’uomo, e accarezzare le emozioni d’un ragazzo che dal ventre di Napoli è arrivato a rivolgersi al mondo intero, facendo ballare al ritmo delle sue note, in India, Diego Armando Maradona. Lo abbiamo fatto cogliendolo di sorpresa, e proponendogli con l’ausilio di qualche breve filmato delle sollecitazioni emotive, che Valerio si è trovato a dover commentare.
Grazie per l’intervista Valerio, è stato un piacere conoscerti meglio, e siamo certi che ne saranno lieti pure i tuoi fans. Ascoltiamolo.