C’era una volta… L’orchetto
“C’era una volta…”, quanta magia dietro queste quattro parole. Ancora da “grande” riescono ad emozionarmi come un tempo.
Da piccola ascoltavo con le mie sorelle le Fiabe Sonore: ricordo con tenerezza quando mettevamo nello stereo la cassetta colorata e partiva la storia, e tutto era lasciato all’immaginazione, solo le voci narranti erano reali. Tutto era frutto della mia fantasia. Luoghi, personaggi, colori , odori ogni volta diversi. Ed oggi, proprio come anni fa, mi sono ritrovata ad immaginare in un posto in cui non mi sarei aspettata di farlo: il Teatro. E’ su di un piccolo e stupendo palcoscenico Napoletano, quello del San Ferdinando, che è avvenuta la magia: C’era una volta l’orchetto…
L’orchetto vive da solo con la madre in una foresta, una madre premurosa che ha cresciuto il figlio tenendolo lontano da un triste passato e da un inquietante futuro. Il piccolo Simon, infatti, è diverso da tutti i suoi compagni di scuola, è più grande e più forte, ed ha una terribile eredità: è il figlio di un orco. Per allontanare da sé l’irrefrenabile desiderio di sangue fresco che il nostro orchetto dovrà affrontare tre prove, che lo faranno crescere salvandolo da un destino crudele.
Questa la trama per sommi capi, messa in scena, dietro le quinte, da due soli attori: Claudio Casadio, nei panni del nostro “piccolo” eroe, e Daniela Piccari, ad interpretare la sua amorevole mamma. La scena è sobria, pochi gli elementi sul palco: una porta, una finestra, un tavolino e due alberi spogli, che lasciano perfettamente immaginare l’intera casa e l’oscuro bosco. Ma in realtà i personaggi di questa stupenda storia della scrittrice canadese Suzanne Lebeau non sono solo due, ce ne sono tanti altri che non si vedono ma che sono proprio lì: la maestra, Pamela, il gallo, il lupo, i cacciatori, il papà orco. Loro non si vedono mai, ma tu sai che ci sono. Ed è questa la grande magia de “L’Orchetto”. I due attori ci raccontano una storia dolcissima ma oscura, tenendo tutti i bambini, ma anche (soprattutto?) gli adulti, incollati alle rosse poltroncine del teatro, in attesa che il piccolo eroe riesca a cambiare il suo destino, ed anche se stesso, con forza e determinazione.
Uno spunto di riflessione, per grandi e piccini, sull’importanza di perseguire i propri obiettivi con la massima determinazione, anche se non sempre – come nella storia – fila tutto liscio. Un’ora di spettacolo in cui tutti si sono affezionati ai due protagonisti, in una sala piena di bambini d’ogni età, anche più piccoli dell’età suggerita (8-14 anni), che son rimasti fermi, in silenzio ad ascoltare, a guardare e ad immaginare un mondo in cui anche gli orchi possono diventare buoni!
Prossimo (e ultimo?) appuntamento con la rassegna il 15 dicembre prossimo, con lo spettacolo “Cenerentola across the universe”.
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Qui invece il nostro articolo sulla precedente rappresentazione, “E cadde addormentata”.