Relativismo relativo
«Lasciatemi a questo punto portare a termine il mio ragionamento. E perdonatemi se, nel farlo, sembrerò contraddire le parole del Santo Padre. Cercherò di spiegarmi. Credo che noi siamo diventati una società relativista non perché abbiamo perso i valori assoluti. Certo, è vero anche questo e la nostra società materialista lo dimostra continuamente. Ma soprattutto noi abbiamo scelto di essere soli. Abbiamo messo al centro non l’etica ma l’individuo, portando fino all’esasperazione lo scientismo ateo e illuminista. Non abbiamo reso relativa solo la morale, ma l’individuo rispetto al mondo. Ecco che costui, nella speranza di sopravvivere, punta sull’opportuno, sull’utile, sull’immediato e sulla scienza come verità ultima dell’esistenza umana. Non si tratta più di ritrovare le pecorelle smarrite, ma pecorelle che non sanno di essere tali.
Sul finale la relazione si era un po’ avvitata su se stessa, ma la platea di prelati, generali in carriera e in pensione, alti funzionari dello Stato e studenti (i suoi), mostrò comunque entusiasmo; moderato, ma entusiasmo. Applausi che non smossero i volti dei santi che guardavano severi e minacciosi dagli affreschi. Una volta all’anno la relazione al simposio di teologia morale gli toccava, ed era dura avere sempre argomenti nuovi, anche se era convinto che nessuno ricordasse quelli dell’anno precedente. D’altra parte il tema dell’etica e della coerenza ideologica e di fede valeva sempre la pena di essere trattata, anche nel tentativo, forse sempre fallimentare, di dare un segno alla gioventù, una linea, un percorso da seguire per il loro futuro.
Era indeciso se tornare in studio. Erano quasi le sei del pomeriggio e alle otto aveva un impegno. Decise di chiamare Alba, la sua segretaria. Si infilò gli occhiali e compose il numero sul telefonino che gli aveva regalato la moglie. «Pronto professore» – rispose un po’ squillante la signorina, stagionata ma sempre ben messa – «come è andata?». Era molto felice di lavorare per il professore, e il fatto di rimettere a posto non solo gli atti ma anche le relazioni le dava un grande senso di partecipazione che la rendeva orgogliosa. «Bene» – rispose un po’ annoiato il professore – «Si è fatto sentire nessuno?». «Nessuno da disturbarla, professore». «Bene, molto bene». Alba si fece meno squillante e quasi mormorò: «E per stasera?». «Ah, va bene. Vediamoci al solito posto, ma puntuale perché alle otto con mia moglie abbiamo persone a cena». «Certo, grazie, sarò un cronometro». Alba ora era suadente e serena.