E cadde addormentata (ma poi si risvegliò…)
Le storie ordinariamente si dipanano lungo il percorso dei loro protagonisti. E’ la via maestra del raccontare, e forse anche la più facile. Una voce narrante espone, la trama si innesta, le vicende si intrecciano intorno a un punto cardinale. Il primo attore, il protagonista. Colui che della vicenda regge le fila, quello che della storia detiene la sorte. Lo sguardo degli spettatori è puntato su di lui, sua è la scena, per lui le attenzioni dell’occhio di bue. Così è, di solito, anche nelle fiabe.
Ma che ne è dei comprimari? Dei pensieri, delle emozioni, delle prospettive di coloro che della storia non sono pilastri, ma architravi? Chi si interessa a loro, e di loro? Perché se sappiamo bene com’era il Grillo Parlante agli occhi di Pinocchio – quel rompiscatole d’insetto che ne mette in scena la buona coscienza – potremmo mai dire di sapere altrettanto bene com’è il burattino visto dai piccoli occhi del Grillo? E come sarà il mondo visto dagli occhi di una strega cattiva?
In questa sorta di prospettiva invertita si cimenta la regia di Giovanna Facciolo nello spettacolo “E cadde addormentata“, tratto da “La bella addormentata nel bosco”, ed in scena anche oggi al Teatro San Ferdinando di Napoli nell’ambito del progetto Atelier teatrali territoriali 2013.
La rappresentazione della compagnia “I Teatrini” è rivolta in modo particolare ai bambini, ma sorprendentemente coinvolgente anche per gli adulti, complice l’introduzione di schemi narrativi che del teatro sono la magia, e la scelta di far assistere alla celeberrima fiaba attraverso l’inconsueto sguardo delle tre fate che vegliano sul lungo sonno della bambina caduta vittima del sortilegio della megera. L’uso metaforico degli oggetti è ampio e articolato, i percorsi temporali significativi, la trama pur sempre la medesima, ma attualizzata nella sua morale da un maggior accento sui rapporti tra amore e libertà, tra il proteggere e il soffocare, tra il vivere e il lasciar vivere.
Un orientamento per i bambini, ma anche un monito rivolto ai loro genitori, affinché avvenga la presa di coscienza che piccoli e grandi dolori, frustrazioni e rimpianti, lutti e dispiaceri, malcontenti, risentimenti, cadute dalla bici e sbucciature alle ginocchia sono parte non solo della loro vita di adulti, ma anche di quella dei loro figli. Cui non solo non sarà possibile risparmiarne alcuno, ma il farlo sarebbe persino controproducente, e assimilabile al collocarli sotto la campana di vetro, al sedarli, privandoli certo dei dolori che la vita propone, ma per altro verso anche della vita stessa, e della possibilità di viverla completamente, e per tal via di crescere, diventando uomini; diventando donne.
Una esperienza teatrale densa di significanti, che non potrà lasciare indifferenti e che potrà anzi avere il merito di iniziare i palati dei piccoli astanti, intorpiditi dall’uso di altri media, al gusto ed alla magia del sipario, ed alla pudicizia di un genere che non si mostra mai del tutto e per intero, lasciando sperimentare il gusto forse nuovo di usar la fantasia.
Altri appuntamenti l’1 e il 15 dicembre. Info, programma e biglietti qui.
QUALCHE IMMAGINE:
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Teatro San Ferdinando di Napoli
E cadde addormentata
di Giovanna Facciolo
con Adele Amato de Serpis, Valeria Luchetti, Melania Balsamo
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