Chi lascia la strada vecchia per quella nuova…
…è pienamente soddisfatto di quello che trova.
Infatti martedì, nel pomeriggio, dopo un colloquio per una compagnia di catering specializzati in banchetti ebraici, decido di tornare a casa percorrendo una strada diversa. Cambio qualcosa quasi ogni giorno perché non amo la monotonia e la ripetizione delle stesse azioni: a volte giro alla prima a destra, altre alla seconda, tanto tutte le strade portano a Roma, dicono, quindi non vedo perché questa filosofia non dovrebbe funzionare anche a Melbourne. Passo finalmente del tempo “libero” a guardarmi intorno mentre passeggio per Swanston Street – questa sconosciuta – che nessuno mi aveva mai detto brulicasse di così tanti luoghi interessanti; primo fra tutti, la State Library of Victoria. Ovviamente non è al livello della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, a Washington, (quale biblioteca lo è?) ma dopo aver saltato a piedi pari gli scalini che portano all’entrata, quello che provo è… gioia.
Le biblioteche mi piacciono e mi distruggono allo stesso tempo. Scorro con lo sguardo gli scaffali e leggo titoli che vorrei davvero poter scegliere, sfogliare e leggere in un battito di ciglia… poi mi ricordo che a casa, in camera, ho più o meno una o due pile di libri che prendo, comincio a leggere e poi non ho mai tempo di finire. Quando studiavo all’Università dovevo farlo per forza, ed era frustrante quando il tema era completamente fuori dalle tue corde; dicevo sempre: “appena finisco gli studi posso finalmente leggere ciò che più mi piace, senza il patema d’animo di dovermi ricordare ogni passaggio, per il puro piacere della lettura”. Devo ammettere che, ogni tanto, per qualche periodo, ce la faccio; poi esce costantemente qualcosa a mettermi i bastoni tra le ruote. Qui in Australia la colpa è dell’ estenuante ricerca di un impiego. Durante il periodo del primo lavoretto, passavo i venti minuti di metro a leggere il libro comprato sulla Sydney Road. Al momento giace tristemente sul comodino con il segnalibro che si affaccia su qualche pagina appena passata la metà dell’opera; ovviamente, nel frattempo, ne ho presi altri, per non nominare quelli portati dall’Italia, e quelli che stanno prendendo polvere sugli scaffali della casa in affitto, ma che mi hanno spinta ad optare per questa abitazione piuttosto che accontentarmi di una dimora spoglia, senza anima.
Passato l’ingresso con l’amico che mi fa compagnia, saliamo le scale verso la parte al piano superiore, traboccante di opere di ogni tipo; l’atrio in stile veneziano offre infatti una mostra di opere pittoriche di autori locali e stranieri, con due dependance ai lati dedicate ai ritratti di personaggi illustri dell’Australia di una volta. Grazie destino. Un sorriso da guancia a guancia penso abbia illuminato a giorno la sala scura in cui sono piazzati i computer, dall’altro lato dell’atrio, e mentre passo la soglia della grande, maestosa porta d’entrata, noto a sinistra la vetrata della sala Manoscritti. Mamma mia! Credo di capire come si senta un bimbo quando gli viene offerto il lecca-lecca e poi, con sberleffo a seguito, gli viene levato da sotto il naso lasciandolo triste ed insoddisfatto. Bimbo, ti capisco perché, ovviamente, per accedere a quell’area serve un permesso speciale. Penso “Ma se dicessi che sono in missione per facciunsalto.it mi farebbero entrare?” Mi sa di no. Non ancora.
Lascio che il mio amico si diriga verso il computer che per sessanta minuti permette l’accesso gratuito alla rete telematica e vado a cercare qualcuno che mi spieghi come funziona il processo della stampa e dell’uso della fotocopiatrice. Un gentilissimo signore al punto informazioni mi spiega filo per segno cosa devo fare, e io lo faccio. Torno al piano superiore, non prima di essermi guardata attorno con movimento stile piroette al rallentatore e assorbendo l’energia rigeneratrice che un luogo come una biblioteca mi sa suscitare. Potrebbe sembrare alquanto strano che una persona dalla voce che spesso viene descritta come “alta di tono” apprezzi sensibilmente il silenzio di una sala contornata di libri. Eppure è così. Tanto, nella calma della location, la mia voce che legge le righe del primo libro scelto fra le migliaia di opere edite, risuona bella e forte…nella mia testa.
Così, anche nella Biblioteca di Melbourne, la persona che vedreste seduta in un angolo, senza disturbare nessuno, immersa nella confusione della sua testa, sarebbe la stessa che incontrereste per strada, magari zigzagando tra i passanti sulla Elizabeth Street, mentre ciarla vivacemente con gli amici che le fanno compagnia. Se ci fosse qualcuno che avesse la fortuna/sfortuna di incontrarmi solo nelle Biblioteche, non avrebbe mai la possibilità di dire “Ah, sta arrivando Laura, la riconosco dalla voce!” Riconoscimi adesso, tzs!
Forza Melbourne! Qualche punto lo stai guadagnando. Ora sforzati di far uscire quel sole che mi permetterebbe di leggere all’ombra di un bell’albero ad Albert Park.
Cheers mates!