Articolo altamente impopolare
Lo so, perderò milioni e milioni e milioni (?) di fans. Nessuno più mi saluterà, mi daranno del gufo e mi prenderanno in giro. Diranno che il mio cuore non è come il loro, che le mie scarpe non camminano sulla stessa loro strada e che il loro sole è più bello, caldo e splendente del mio. Diranno che non sono degna di abitare vicino la stazione centrale e che le sfogliatelle loro sono meglio delle mie. Diranno che il Vesuvio non scoppia grazie a loro, e che il mare è meno inquinato quando si fanno loro il bagno. Tutto ciò che mi renderà impopolare sono le seguenti quattro parole: IO ODIO IL NAPOLI. Ma non la squadra in sé e per sé. Odio tutto ciò che fa parte di questo mondo.
Come può la gente rimbecillirsi dietro una palla che gira calciata da undici tatuati/crestati/allampati/orecchinati/tamarri?? No sul serio. Non scherziamo. Cos’è che fa scatenare l’ormone?? Cos’è che fa partire l’embolo? Fossero belle donne lo capirei. Ma sono undici armadi in calzoncini! Poi il popolo napoletano è speciale. Se il Napoli gioca alle ventuno, già alle 18 c’è il coprifuoco: “e quello si sa, a Napoli c’è sempre traffico, mica mi posso perdere i primi minuti della partita più importante del campionato (sono tutte fondamentali, ndA)!“. Ma la cosa che mi fa rabbrividire, quasi quanto le unghie passate sulla lavagna, sono la serie di insulti personali e non che le diverse tifoserie si scagliano a vicenda. Ma proprio le cose peggiori! Ma cosa bevete prima della partita? Non sono assolutamente della stirpe dei bigotti e perbenisti, ma mi si attorcigliano le budella. Vedo tanto fiato sprecato. Tanto fiato sprecato per il NULLA. Perché il calcio è il NULLA. Non c’è nulla di bello. Non è uno spettacolo, non c’è musica, non ci si rilassa, non si scarica adrenalina. E’ il nulla. Anzi è un giro di milioni di euro fondato sul NULLA più profondo. La cosa che più mi lascia perplessa è vedere quanta energia hanno i tifosi napoletani (prendo loro d’esempio perché vivo qui). Potrebbero spostare palazzi e grattacieli con la sola forza delle loro braccia pur di vedere il capitano alzare la coppa della Champions al cielo. E poi… e poi boh. Dov’è quella potenza, quell’unione, quel vigore, quella grinta che potrebbe aggiustare le cose e risollevare Napoli e non il Napoli? Del Napoli me ne frego, di Napoli decisamente meno. Ho deciso di vivere qui e di farci vivere i miei figli. E’ questo che mi fa odiare il calcio. Soldi, forza, energia, insulti e fegati dovrebbero essere piuttosto impiegati per ridare dignità a questa città calpestata e martoriata. Io davvero non capisco.
Però io sono una professionista. Sono una cake designer.
E se mi chiedono una torta del “Napoli” io la faccio. Quindi col tutorial di oggi vi mostro come fare il “ciuccio del Napoli” , all’anagrafe Gennarino.
Vediamo come ho fatto:
ho preparato della pasta di zucchero nei colori che mi occorrevano (bianco, azzurro, blu, nero e rosa). Ho lavorato un pallina blu, trasformandola in un cono morbido, poi ho fatto 4 cilindretti dello stesso colore, due più piccoli e due più grandi, che sono diventate gambe e braccia. Infine ho fatto un cilindro blu l’ho attaccato con una pallina rosa, che sono diventati il muso dell’asinello.
Su due palline piccole blu, ho attaccato due palline più piccine rosa, le o schiacciate tra le dita e stretto le estremità e così ho fatto le orecchie. Piccoli dischetti bianchi e neri hanno fatto gli occhi. Infine ho attaccato delle palline nere per le zampe e messo la coda.
Gennarino non poteva essere sprovvisto di bandiera e quindi l’ho fatta con uno stuzzicadenti e un pezzetto di carta.
E così anche il giovane tifoso è stato accontentato.
Forza Napoli. Napoli, forza.