Silenzio, si recita. Mummenschanz, e gli attori diventano muti
L’odore. La prima cose che mi colpisce, sempre, quando vado al teatro è l’odore. E’ unico inconfondibile. Ci posso andare mille volte ma mi sorprende. Sa di storia, sa di buono, sa di vita vissuta.
Ieri ci sono stata per un’occasione speciale. E’ di scena “Mummenschanz” al teatro Bellini di Napoli. Mi era già capitato di vedere qualche loro sketch su youtube o in tv, e ne sono sempre rimasta affascinata. Lo spettacolo arriva in Italia per festeggiare i quarant’anni di vita della compagnia. E’ uno spettacolo fantastico. Oggetti d’uso comune, dalla carta igienica ai neon, prendono vita e diventano arte. Durante i quarant’anni di attività, questa compagnia fantastica ha calcato i palcoscenici di tutto il mondo, e a Brodway, tanto per citarne uno, hanno fatto repliche per tre anni di fila! E con il teatro gremito, nonostante fosse un martedì sera, si spengono le luci ed inizia lo spettacolo. Uno spettacolo fatto di silenzio, e questo particolare mi ha lasciata di sasso. Due ore di silenzio. E’ incredibile come riescano nella difficile impresa di mantenere costante l’attenzione dello spettatore, senza una musica, senza una parola, senza un minimo accento. Niente di niente. Silenzio. Anzi no, c’è il silenzio e poi ci sono le risate e poi ci sono gli applausi. Si susseguono in un ciclo continuo. Ogni scena ti lascia sorpreso, a bocca aperta. La seconda cosa sorprendente è che durante lo spettacolo perdi la cognizione del corpo umano. Sai che a manovrare le forme e gli oggetti strampalati, talvolta informi, sono degli esseri umani…ma ti perdi, e non capisci ad un certo punto dove sono i piedi, dove la testa, dove le mani, e quando credi di averlo capito resetti tutto e ricominci daccapo a cercare piedi, testa e ancora le mani. E poi mi ha sorpreso constatare che quanto avevo letto di loro è vero: lo spettacolo è adatto ad un pubblico di ogni età, dai sei ai centosei anni. Perché portare un bimbo di sei anni a teatro non è roba da tutti. E invece le risate dei bimbi sono quelle più belle, sono sincere e schiette. E’ uno spettacolo che colpisce profondamente tutti. Un pensiero è costante nella mente: “ma come avranno pensato a questa cosa??“. L’ho voluto chiedere a Floriana Frassetto, la simpaticissima regista di questo spettacolo.
Ciao Floriana! Grazie di aver voluto fare un salto qui con noi! Dimmi…. chi era Floriana prima di diventare regista?
Prima di essere regista sono stata la cofondatrice della fondazione Mummenschanz, non mi sento assolutamente il “capo” ma sono parte del gruppo. Non sono una leader ed è per questo che sarei una pessima politica!
Ci sono momenti belli e brutti, nella vita come in teatro. Qual è per voi la parte più difficile dello spettacolo?
I numeri sono tutti estremamente difficili, ma a mio avviso il più complicato in assoluto è quello fatto con la plastilina. Gli attori hanno quindici chili di plastilina sul volto ed è complicatissimo modellarsela a vicenda, senza la possibilità di vedersi. Poi un altro straordinariamente complicato è il numero che si fa con un foglio. Sembra di una facilità estrema ma non è affatto così. Ma tutti gli sforzi sono ampiamente ripagati dalle risate che ho avuto modo di sentire in giro per il mondo.
La sceneggiatura: è fissa e schematica, o gli attori la influenzano in qualche misura?
L’attore aggiunge sempre qualcosa di sé. Dev’essere generoso. Una volta scritte le cose, vengono improvvisate e quindi è una sceneggiatura che procede man mano che si elabora il progetto. Si toglie, si aggiunge, seguendo un canovaccio, ma sempre mettendo molto del personale. Non essendoci musica e parole, tutto il mondo deve capire e sentire quelle stesse emozioni.
Come viene scelto l’attore, visto che in scena sarà muto, e spesso non se ne vede nemmeno il volto?
Facciamo dei provini a ballerini, mimi, contorsionisti, acrobati, ma anche attori “parlanti” che però devono trasmettere le parole col corpo. In genere non ci siamo mai sbagliati!
portare un bimbo di sei anni a teatro non è roba da tutti. E invece le risate dei bimbi sono quelle più belle, sono sincere e schiette
Sei figlia di emigranti italiani. Dove ti senti a casa?
Io mi sento a casa solo sul palcoscenico! Mi sento come se una luce si accendesse e comparisse la scritta “HOME”! Mi sento a casa nel mondo intero, soprattutto quando il pubblico ci fa capire che li abbiamo resi felici.
Cosa manca in Italia che hai trovato all’estero, o viceversa?
L’italia è tutta meravigliosa, non manca niente…mancherebbero solo più fondi e investimenti nella cultura. In italia troviamo un pubblico strepitoso e spero che la situazione possa migliorare perché il popolo italiano merita il meglio.
Dove prendi ispirazione? Dove gli oggetti che vengono usati in scena?
In strada, nei mercatini dell’usato, tra i rifiuti… spesso sembro un’accattona. Giorni fa volevo prendere una scatola perché mi piaceva tantissimo, sembrava che mi parlasse, ma ho desistito! Le cose più belle le trovo in Asia, ma anche una passeggiata in un bosco può essere utile. C’è una fase di accumulo quasi compulsivo e poi c’è l’esplosione delle idee. Alcuni materiali si fanno dominare, altri meno. Alcuni ti chiamano e altri ti respingono. E’ un lungo processo ma piacevole.
Scusami la domanda un po’ intima. Il regista di teatro fa una vita agiata o il suo portafogli è vuoto e la sua vita è dettata solo dalla passione sfrenata per l’arte?
Ci sono registi e registi, alcuni straordinari e altri decisamente meno. Il regista teatrale vive di passione, ma è verso che si tratta di un lavoro che, fatto ad un certo livello, consente anche di avere una vita agiata. Poi come al solito c’è quello che scopiazza, ci mette un po’ di pepe, fa il botto e diventa un regista straricco, però non è il mio caso! Mi è capitato di vedere spettacoli orripilanti ma per i quali si stende un tappeto rosso, e poi ci sono quelle persone magiche che ti fanno entrare in un mondo fantastico fatto d’incanto e magia.L’attore aggiunge sempre qualcosa di sé. Dev’essere generoso.
E se Napoli fosse un tuo personaggio? Come lo immagineresti?
Napoli è fantastica, immensa, mio padre era napoletano. Certo che potrebbe essere un personaggio, ma è talmente complessa che ci devo pensare a lungo!
Splendida rappresentazione, splendido format, splendida regista. Complimenti ancora, e grazie per il tempo dedicato ai lettori di facciunsalto.it.