I miei libri sotto l’ombrellone (prima parte)
Le vacanze estive s’intravedono finalmente dietro l’angolo. Anche se il meteo non è dei migliori, inizio già a pregustare la lotta per far chiudere la valigia, il viaggio, l’arrivo sotto l’ombrellone.
E come ogni estate che si rispetti, mi si propone la spinosa questione: che libro metto in valigia?
Sarà vero che d’estate si possono leggere solo romanzetti rosa, classici gialli e best seller d’azione? Per sbrogliare la questione ho stilato una classifica dei dieci libri che più mi ricordano le vacanze estive, dieci compagni fedeli di ombrelloni e viaggi in treno o in macchina.
E proprio gli ombrelloni sono il simbolo che vorrei usare per la mia classifica, da uno a tre, in ordine di gradimento.
E voi? Che libro porterete in vacanza?
Cominciamo in effetti con un best seller, Non ti muovere di Margaret Mazzantini. Un’estate di tanti anni fa, nella solita cittadina marittima sul litorale laziale, un simpatico edicolante mi consigliò questo libretto verde appena uscito in versione economica. La mia amica e io lo comprammo subito, iniziando una gara a chi lo avrebbe finito prima. Il romanzo della Mazzantini racconta la storia di un medico, Timoteo, che al capezzale della figlia in coma ripercorre la sua vita, le scelte, gli errori. Non proprio tematiche estive, se vogliamo, ma il romanzo scorre veloce fra le dita. Almeno fino alle ultime pagine, dove forse si conclude in modo un po’ troppo frettoloso. – 1 ombrellone.
Molto adatto alle vacanze di quest’anno è invece il secondo libro, una scoperta fatta grazie a una parente appassionata di Camilleri. Si tratta de Il Birraio di Preston, romanzo lontano dal famoso personaggio del Commissario Montalbano, che personalmente non amo molto. Il Birraio di Preston racconta con un tono divertente e farsesco i fatti avvenuti nella fantasiosa cittadina siciliana di Vigàta a partire dal misterioso incendio nel teatro del paese. Una serie di strani accadimenti si susseguono, scanditi dal ritmo del dialetto siciliano e da un vivace senso dell’umorismo. – 3 ombrelloni.
Quando ero più piccola e poi adolescente, era abitudine della mia famiglia trascorrere i tre mesi delle vacanze estive, a partire dalla fine della scuola, in una casetta a Nettuno, vicino Roma. Chi conosce quei luoghi sa bene che non c’è molto da fare se non andare al mare e riposarsi. Cosa che ora come ora mi sembra un lusso incredibile! Ma a quei tempi mi annoiavo parecchio, per cui leggere rimaneva la mia attività preferita.
Conoscevo a memoria le due librerie del paese e ogni estate spendevo tutte le mie paghette in volumi e volumetti di vario tipo. Nell’estate che seguì la terza media, scoprii fra gli scaffali un titolo che mi affascinò in modo particolare: Memorie di una Geisha, di Arthur Golden. La protagonista è Chiyo, una bambina di famiglia povera che viene venduta per diventare una geisha. La sua vita è fatta di rinunce, sofferenze e studio, ma anche di amore e successo: Chiyo-Sayuri diventerà la geisha più richiesta di Kyoto. Un racconto molto particolare, dal tono sensibile, di un mondo sconosciuto agli occidentali e per questo ancora più affascinante. – 2 ombrelloni.
Altra abitudine, ma sarebbe meglio dire rito, delle vacanze estive era mio padre all’assalto delle bancarelle di libri. La domenica usciva a comprare il giornale, i cornetti per la colazione e, puntualmente, tornava a casa con qualche libretto acquistato d’occasione. In genere gialli o libri sulla storia di Roma, i suoi preferiti. Più raramente, romanzi di autori per me sconosciuti.
Un giorno rincasò con niente di meno che Il Nome della Rosa, in una polverosissima e ingiallita edizione. Ovviamente all’epoca non avevo la più pallida idea di chi fosse Umberto Eco, né del fatto che mi sarei trovata davanti un’infinita e minuziosa descrizione di un portale medioevale, e iniziai a leggere. Ammetto che dopo una cinquantina di pagine volevo abbandonare l’impresa, ma una saggia sorella mi confidò che, passata la prima parte, il libro sarebbe diventato meraviglioso. E così fu: un giallo incredibile che nulla ha da invidiare ai capolavori del genere; un’atmosfera coinvolgente e mai più trovata in seguito. – 3 ombrelloni.
Scena tipica: io nel duty free dell’aeroporto X che contemplo lo scaffale dei libri – a volte in lingua originale – alla disperata ricerca di un compagno di viaggio per la traversata aerea. Ambientazione: aeroporto di Londra, pochissimi anni fa. L’aereo sta per imbarcare i passeggeri, devo sbrigarmi a scegliere, o rischio di rimanere a piedi. Agguango al volo un volume nero in inglese, con un grosso uccello rosso sulla copertina. Mi metto in fila diligentemente al gate.
È lì che realizzo di aver comprato Hunger Games, di Suzanne Collins. Avevo visto il trailer del film in uscita, avevo sentito tanto ciarlare di questa saga per ragazzi e avevo deciso di bandirla dalla mia libreria. E invece, in un momento di distrazione, ho scelto il primo volume e pure in inglese. Offesa con me stessa, non lo leggerò in aereo, ma solo una volta tornata a casa, cogliendo l’occasione di esercitarmi con una lingua straniera. E a quel punto, il miracolo: il romanzo è scritto benissimo, in un inglese semplice e avvincente, la storia molto diversa da quella presentata al cinema. Completamente avvolta dalla trama, ho acquistato online anche gli altri due volumi, divorandoli in un mese tutti e tre. La dimostrazione che, prima di farsi un’idea, conviene sempre approfondire l’argomento. – 3 ombrelloni.
(continua…)