Le cosce di Jennifer Lopez
Ho guardato con attenzione, con molta attenzione. Noi donne, si sa, siamo spietate su certi determinati argomenti. Vi prego ditemi che le cosce di Jennifer Lopez erano strette in un collant a compressione graduata come quello che portavo in gravidanza per contrastare le vene varicose. Perché due cosce così non sono mica normali.
La femmina, dicevo, sviluppa una vista bionica in quanto a cellulite e smagliature altrui. E’ capace d’intercettare un buchetto di buccia d’arancia su natiche distese al sole a cento metri di distanza. Ma lei è una dea. Bella come il sole. A Napoli si definisce così: una pietra. Per chi se la fosse persa, quel metro e settanta scarso di femmina era stretto ed inguainato in un paio di calzamaglie rigorosamente (e furbescamente) tempestate di Swarovski che nemmeno in un negozio Swarovski si riescono a trovare così tanti tutti insieme. E a renderla ancora più pietra era il body verde smeraldo, stretto stretto, e tanto ma tanto scollato sul davanti, da togliere il fiato a lei a a chi la guardava. Mai vista tanta gnocchezza e grinta tutta insieme.
Diciamocelo, certe mise se le può permettere solo una portoricana, vissuta nel Bronx, che ha venduto settantacinque milioni di dischi. Ripeto: settantacinque milioni. Oddio, qualcuno vorrebbe imitarla ma non può. Gli abbinamenti più infami e sconvolgenti li sto vedendo su una pagina divertentissima di fb che si chiama “Il vrenzolario ” (fatevi un giro e ne vedrete delle belle, cioè più o meno…).
Sul mondo delle vrenzole ho fatto un articolo, perché ne sono totalmente affascinata. È la voglia di apparire come J.Lo, oppure è una forte, fortissima miopia che le fa conciare come se non ci fosse un domani. E sì, perché anche i signori maschi vogliono essere guardati e ambire ad essere una stella nel firmamento celeste. Ed essi, il popolo dei tamarri, va fiera della sua specie e del suo essere.
Comunque visto che ho parlato della regina di tutte le gnocche, ora vi spiego come la regina delle gnoccare, mia nonna, li fa:
500 g di patate, 100 g di farina, 1 uovo sbattuto e un pizzico di sale.
La cosa fondamentale, io ve lo dico, è prendere una questione infinita con il fruttivendolo di fiducia, che dovete minacciare, come fa mia nonna, per garantirvi l’ottima qualità delle suddette. Una volta fatto ciò andate a casa, chiamate le amiche, nipoti, cucine, sorelle ecc, mettete su la macchinetta del caffè e bollite le patate, perché fare fare gli gnocchi deve essere necessariamente un momento di condivisione. Una volta cotte le patate, sbucciatele, ustionandovi rigorosamente le mani, e poi schiacciatele allo schiaccia patate. Infarinatevi le mani e fate una fontana con le patate, il sale, e la restante farina. Impastate il tutto. Fate riposare una mezz’ora l’impasto, poi chiamate a raccolte le persone che hanno preso il caffè insieme a voi, e sotto le vostre direttive, fate dei cordoncini d’impasto, poi tagliateli a pezzetti, e poi ancora arrotolateli sulla forchetta o sul lato non “pungente” della grattugia.
Vi garantisco che, oltre ad essere buonissimi, sono un metodo impareggiabile per riunirsi in famiglia.