Le donne sono mostri
Per le donne, spesso, troppo, l’etichetta ha definizioni del tipo: puttana, troia, cessa, bagascia, pompinara…
I quattro monologhi raccontano di storie che accadono continuamente, attraverso un linguaggio ironico e qualche volta comico, ma sono storie di quattro riscatti in realtà, dove, per fortuna, la violenza fisica, quella totale e definitiva, non compare. E stamattina, giorno in cui cade la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il pensiero va anche e soprattutto a chi non ha trovato il proprio riscatto, a chi non lo aveva proprio neppure in prospettiva, sin dalla culla.
Ieri sera, uscito dalla sala, davvero non avevo idea di cosa scrivere, o meglio, di come affrontare l’argomento. Su questo tema i tasti sono dolenti, sempre. Terribili per chi li vive direttamente e per chi li subisce di rimando attraverso l’esperienza di una sorella, di un’amica, di una madre. Ero arrabbiato ieri sera, perché una marea di cose si sono affollate sulla porta dei miei pensieri, facendo ressa, come quando cerchi di venir fuori dalla metro e quei pezzi di mmerda, sempre troppo numerosi, provano ad entrare prima che i passeggeri riescano a scendere. Ma cosa credono, che il treno riparta a sportelli aperti? Ecco, così facevano i miei pensieri. Ma poi, come faccio con quelli che non mi fanno scendere dalla metro, ho tirato fuori il peggio della mia voce baritonale, li ho fanculizzati e richiamati all’ordine. E così, non tutti, ma alcuni, con calma, sono riaffiorati con chiarezza. Un ricordo mi ha fatto incazzare subito. Mi fu raccontato circa tre anni fa. Una giovane cliente disse al suo parrucchiere che aveva scoperto una cosa del fidanzato. Aveva saputo che il galantuomo picchiava spesso la precedente compagna durante la relazione. La reazione del parrucchiere fu di immediato sostegno morale, dicendole che sarebbe stato giustissimo lasciarlo, vista l’indole. Ma lo stupore fu che la delusione della ragazza derivasse dal fatto di non subire lo stesso trattamento. Cioè, la sua logica malata le faceva pensare che il non essere stata ancora picchiata significasse disinteresse nei suoi confronti: a quella di prima ci teneva, pecchè a vatteva sempre! A me no, nu me vo bbene!! Oggi hanno tre figli (sic). Un secondo pensiero è più recente. Il femminicidio di Giulia Cecchetin ha smosso davvero le acque, forse come non era mai successo. Dalle testate giornalistiche più famose, ai vari influencer, attori del web, fino ai singoli individui, tutti hanno cavalcato l’onda. E proprio i songoli individui, quelli di cui ho conoscenza diretta mi hanno lasciato schifato. Come si può sbandierare una vicinanza morale al dolore collettivo se poi, nel quotidiano, non si evita mai il proprio personale contributo al mantenimento di uno stato di fatto che ci colloca in bilico tra modernità e barbarie?
Certi argomenti sono davvero complicati da affrontare nella loro interezza, e quello della violenza di genere, probabilmente è il più complicato di tutti. Le sfumature da considerare sono miliardi e miliardi e non ho idea di quanto tempo occorra al mondo per venirne fuori. Sono millenni che accade. Pensate a quella zoccola di Eva che mangiò la mela, oppure a quella sfigata di Maria, data in sposa bambina ad un anziano, probabilmente impotente, e che partorì, signori, udite udite, “nientedimenoche” vergine. Siamo alla fantascienza, altro che religione. Però, alle bambine viene ancora raccontata questa stronzata, così come ai maschietti. La differenza sta nell’intenzionalità del racconto a seconda del genere.
La rivoluzione culturale è in corso, ma va a piede lento. E non potrebbe essere diversamente, visti i millenni di vantaggio di un certo tipo di mentalità
La rivoluzione culturale è in corso, ma va a piede lento. E non potrebbe essere diversamente, visti i millenni di vantaggio di un certo tipo di mentalità. È accaduto durante le guerre che si riuscissero ad utilizzare gli stessi prigionieri contro i propri compatrioti, per alimentare la distruzione del nemico dall’interno. Lo stesso accade in questa guerra, troppo spesso. La colonizzazione mentale è un’arma potentissima, versatile, sicura, collaudata e va benissimo per tutto: per i neri contro i neri, per le femmine contro le femmine, per i gay contro i gay, per l’essere umano contro l’essere umano.
Ieri sera non sapevo come affrontare questa recensione, ma poi è venuta da sé. È stata un’occasione per parlare della questione del femminino, come preferisco definirla io. Mi si perdoni l’arroganza!
Abbiamo viso al Teatro Tram di Napoli
LE DONNE SONO MOSTRI
testi di Marina Salvetti
regia di Angela Rosa D’Auria
con Roberta Astuti, Sara Giglio, Valeria Impagliazzo, Roberta Lista
Si ringrazia l’Ufficio Stampa nella persona della Dott.ssa Chiara Di Martino