Umana! Chi conosce davvero il proprio ipogeo?
Umana ha un volto, forse due, fino a mille e non lo sa. Umana fugge, Umana sfugge, Umana rigetta. Umana ha paura, Umana, trema, Umana trionfa, forse!!
Umana, atto unico, vincitore del premio “Regista con la A”, testo scritto e diretto da Francesca Esposito
L’articolo su Napoli avrebbe occupato la copertina, cosa che mi caricò di una grande responsabilità e che mi spinse ad una serie di ricerche in diverse direzioni. Questo viaggio mi portò a conoscere tante realtà che ignoravo. Una fra queste fu la chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco. Mi impressionò moltissimo per la sua struttura, avevo finalmente trovato l’emblema del sottosopra, del contrario, dello specchio, della fotografia, del riflesso, del concetto di altro da sè, che spesso coincide proprio con il sé.
La chiesa, magnifica e sfavillante nel suo tipico barocco napoletano, ha una pianta identica anche nella parte inferiore, caratterizzata però da un aspetto disadorno e buio, privo di luce, dedicata ad area cimiteriale, proprio a simboleggiare un prima e un dopo, due momenti differenti ma appartenenti allo stesso vissuto.
La vita gira, vorticosa, va inseguita oppure è meglio rimanere a margine del vortice in attesa della calma? Meglio la quiete oppure calarsi nel caos? Sul palco gli attori si muovono e le suggestioni oniriche avvolgono l’atmosfera portando il pubblico in una differente dimensione, dove Umana, spuntata dal nulla, cerca la sua pace, con il suo bagaglio di esperienze, forse in fuga da qualcosa, forse finalmente giunta alla sua parentesi di tregua.
Parte a ritmo sostenuto il racconto di un viaggio dentro l’anima, in un andirivieni continuo tra coscienza ed incoscienza, tra rifiuto e necessità di accettazione, tra ricerca spasmodica di pace e dolore profondo, in un continuo avvilupparsi di pensieri spaventosi e ricerca di verità. Difficile affrontare il proprio sottosopra, la parte oscura, il caos, il proprio doppio, il proprio riflesso, le proprie paure. Ma quel riflesso siamo noi oppure è indotto da forze esterne? Esistono davvero? Sono altro da noi oppure sono parte esse stesse della nostra umanità?
Umana danza, slacciandosi e riallacciandosi al suo doppio in un rimbalzo continuo all’interno di una camera di contenzione che è la propria coscienza
A pensarci, pochssime volte ho visto tanta azione su un palcoscenico. Grande fisicità da parte di tutti gli attori, grande slancio, grande spirito di squadra, un bel crederci davvero, tutti insieme, cosa che rende verissima la finzione teatrale, e non è cosa scontata. Non basta recitare per essere percepiti autentici. Evidente che regia e scrittura arrivassero dallo stesso punto di vista, applausi. Magnifico l’uso che si fa di un oggetto di scena, una porta, che passa attraverso le mani di tutti diventando di volta in volta una cosa diversa, soluzione che trovo addirittura poetica, rimandandomi ad un me bambino che con gli amichetti diceva “facciamo che questo diventa”…
Umana scende, finalmente senza paura, nel suo ipogeo, rischiaarandolo, portando luce, e finalmente si accorge che quel luogo le è familiare, somiglia alla sua casa, alla sua vita, anzi, è identico.
Abbiamo visto “Umana”
testo e regia Francesca Esposito
aiuto regia Adriana D’Agostino
in scena Anna Bocchino, Clara Bocchino, Carmela Ioime, Lucio De Cicco, Taras Nakonechnyi
musiche Cristian Sommaiuolo
scenografie Filippo Stasi
disegno luci Tommaso Vitiello
Si ringrazia l’Ufficio Stampa nella persona della Dott.ssa Chiara Di Martino
Le fotografie sono state fornite dall’Ufficio Stampa