Portatore sano di felicità – Teatro Sette in Roma, dal 3 al 15 ottobre
Metti una notte buia e tempestosa, e un signore che di nome e cognome fa Angelo Salvatore ;“un uomo non più giovane – recita la locandina – che ha scelto di vivere in solitudine”. Ma non ha scordato di avere un cuore; infatti ospita a casa sua, in un fantomatico borgo sperduto in cui fa scalo una linea ferroviaria, una giovane ragazza sprovvista di ombrello, sotto un improvviso e violentissimo acquazzone notturno, che ha appena perso il treno e il cellulare. La ragazza, bagnata come un micio abbandonato, si chiama Eleonora Gatti, ironia della sorte.
Dopo una naturale fase di diffidenza e studio reciproci, lei ha la metà dei suoi anni, uno stile cittadino che lo infastidisce, lui ha dei modi da lupo solitario e una casa tetra ingombra di libri, potrebbe essere un Barbablù contemporaneo, decidono di raccontarsi le loro storie.
Di fronte a un’ottima cena improvvisata dal padrone di casa e all’impossibilità di uscire per il tempaccio, si concedono una lunga chiaccherata; il tempo deve pure passare. Ed Angelo è un gentleman ed Eleonora una brava ragazza spaventata, che sogna e prova a fare l’attrice di teatro, anche se ha un lavoro da cassiera.
Sì, ma spaventata da cosa?
Angelo, da drammaturgo per hobby (tra le sue tante passioni il teatro, la cucina, la musica, la scrittura), è deciso a scoprirlo. È un uomo, che la spaventa, il suo appuntamento perso insieme al treno, che ora fa l’offeso non rispondendo ai suoi tentativi di chiamata dalla casa di Angelo. Il ruolo di quest’uomo nella vita e nella carriera di Eleonora è ben pesante, ma solo andando a vedere lo spettacolo si capirà in che modo.
Anche Angelo, mite ex bancario in pensione, divorziato male con un figlio e una ex moglie che non sente da anni, ha i suoi scheletri nell’armadio, che Eleonora, con la sua dolce insistenza giovanile, riesce a farsi raccontare. Anche qui non svelo molto, solo il fatto che un comportamento ingenuo del protagonista lo avrebbe portato a una serie di guai, come un pre-pensionamento per evitare scandali in paese, e la separazione dalla moglie. Che brutti scherzi può giocare, la solitudine.
Ma in quell’incontro casuale, che sembrava anche sfortunato, sia Eleonora che Angelo trovano un’occasione di riscatto, di salvezza dalle loro diverse disperazioni. Riescono a diventare l’uno per l’altra la spalla su cui piangere e l’aiuto che mancava, magari anche da parte di persone del loro quotidiano. Quanto è vero che, a volte, l’aiuto più giusto ci venga non da un parente, un partner o una persona amica, ma da una figura sconosciuta, incontrata per caso, mentre stavamo pensando a tutt’altro. Un po’ come succede per l’amore, anche se questa non è una storia d’amore. O meglio, non di un classico innamoramento tra un uomo e una donna, ma di una riscoperta dei valori e delle passioni che davvero contano nella loro vita, e nella vita di molti, oso immaginare.
I due attori protagonisti, Giorgio Gobbi e Maria Sessa, sono presenti in scena continuamente e portano avanti la storia con leggerezza ed empatia, riuscendo a coinvolgere il pubblico, che segue con partecipazione i loro caratteri all’opposto e le storie di profondo dolore.
Bravi, davvero.
Il teatro 7 di Michele La Ginestra, che conosco e stimo da anni, si conferma una scelta di raffinatezza e originalità, nella scena romana. Anche in questa nuova stagione, agli inizi viva il teatro, viva Michele, viva le storie belle.