Chetosi
Di finire in chetosi non l’immaginavo proprio. Il lockdown è arrivato strisciando, sottovoce, fino a diventare grida funeste. Eppure mi ero convinto che un paio di settimane sarebbero bastate. Presi la notizia quasi con un brivido di novità, quasi una buona scusa per sottrarsi ai mille doveri, alle mille scocciature che la vita sociale ci costringe e digerire. Già avevo pensato ai libri comprati e mai letti, a quelle prese da sistemare, ai momenti che avrei vissuto in “solitudine giutificata”, al tempo che mi sarei dedicato. ma in chetosi no, quello proprio non l’immaginavo.
Di libri ne ho letto uno solo, e posso dire oggi che non fu neppure quello più indovinato. La sorpresa vera è stata la cucina. Un magnifico antidoto alla noia. Perchè non sperimentare meglio un qulcosa che di fondo non mi apparteneva? E così fu. Come un bambino senza controllo, sicuro di farla franca, al supermercato compravo l’impossibile per dolcificare e panificare a tutto spiano. Una cosa che mi caratterizza è l’essere diligente, quindi dove non arrivava il talento, sopperiva l’attenzione. Insomma, seguivo le ricette con una dovizia maniacale. Tutto si trasformava in qualcosa di mangiabile. Dal pane alle noci, alle torte morbide e cremose, parigine, pizze ripiene, cornetti di pasta sfoglia, rotoli farciti.
Sta di fatto che non volendo modificare le ricette, quindi dimezzando gli ingedienti, facendo proporzioni o cose del genere, memore del fatto che al liceo, la matematica, è sempre stata il mio incubo, non preparavo mai nulla per meno di quattro persone. A questo si univa la mia filosofia di vita che detesta gli sprechi, il risultato fu un ingurgitare perenne di ogni ben di dio…
L’abbigliamento, nel periodo del Covid, è stato un po’ per tutti abbastanza easy: tute, pigiami, roba comoda insomma. Mi ero accorto che qualcosa stava cambiando ma senza preoccuparmene troppo, finché un giorno, non decisi di salire su una pesapersone. Le torte e i pani erano tutti lì, ad appesantirmi come i decori di Natale sul piccolo abete ecologico. Mai avrei pensato di leggere un numero di tre cifre. Di mio, è vero, sono pesante di mio, ho una struttura importante, un bella densità muscolare, ma a tre cifre mai e poi mai!!!!!!!!!
La dietologa mi diede ottime speranze. Inziai una dieta dimagrante con tutta l’attenzione di questo mondo. Ma nonostante il rigore, i risultati risultavano davvero deludenti. Prove, controprove, acqua a fiumi, camminata, nulla di significativo. Le cifre erno diventate due, ma sempre le più altre tra i numeri arabi. insomma, un doppio nove.
Le analisi confermarono una glicemia ai limiti e una lieve insulinoresistenza. Insomma, il sovrappeso mi aveva portato dritto dritto verso la cosiddetta “Sindrome metabolica“. Consiglio della dottoressa fu una dieta chetogenica.
Accettai, pur di ritornare ad uno stato diverso da quello di un pachiderma. Dico subito che è un tipo di dieta che non si deve fare per vanità, ma solo per necessità. Non è la strada veloce per dimagrire. Se il tuo metabolismo risponde, datti da fare e muto.
Iniziai facendo la spesa. E già lì mi ritrovai a percorrere corsie che neppure credevo esistessero in quel supermercato. In poche parole, la chetogenica è un dieta acida e amara. Avrei dovuto saperlo quando in lockdown mi sfondavo di qualunque cosa, alcol incluso.
Una cosa per me inaccetabile, è la colazione salata, oppure acida!!! In soccorso mi è arrivata una torta cheto che ho imparato a fare subito e di cui voglio condividere con voi la ricetta, buona per tutti, non solo per chi, come me, si è lasciato andare.
120 g di farina di mandorle
50 g di eritritolo ( è un dolcificante, non è una bomba!)
5 albumi
10 g di lievito per dolci
30 g di cacao amaro
40 g di burro
In una ciotola mescolare tutti gli ingredienti secchi. Montare a neve gli albumi, ed aggiungere gli ingredienti secchi setacciandoli. Mescolare deicatamente aggiungendo poco a poco il burro fuso. Trasferire in un tortiera di 20 cm e cuocere in forno statico per 30 min a 180 gradi. far raffreddare prima di servire.
Mi ha salvato i rivegli! Assaggiatela e soprattutto, non riducetevi a dover andare in chetosi. Impariamo a mangiare bene. E ogni tanto uno sgarro ce lo concediamo però!!
Foto da pixabay.com