Santa Barbara dei Fulmini – Jorge Amado
L’estate porta con sé tanti riti. Uno di questi è sicuramente quello del libro al mare. Ho iniziato con un titolo che avrei voluto leggere da anni, “Santa Barbara dei Fulmini” di Amado. L’ho cercato per molto tempo, durante le mie incursioni nelle librerie del centro, ma la fortuna non era mai dalla mia parte, finchè, un gentilissimo ed appassionato libraio, con il quale è stato piacevolissimo chiaccherare, ad un certo punto mi dice: “Visto che ti piacciono gli autori sudamericani, perché non prendi questo? L’hai già letto forse? E mi passa un bel libro con una copertina dai colori accesi, magnifici, attraenti. Sembrava una dipinto di Tamara de Lempicka. La posa, la piega della vestaglia indossata dalla modella, l’attenzione e il rispetto per la figura femminile. Eppure qualcosa non mi tornava. Andando a memoria, non riuscivo a ricordare un soggetto della pittrice così tanto…caraibico, festoso, e allo stesso tempo capace di trasmettere immediatamente un senso di languore, di pacificazione, di abbandono. Ma un libro non è mai solo una storia. A saperlo maneggiare è un oggetto con mille segreti e mille vie da seguire, mille racconti, mille affluenti. Non avevo sbagliato del tutto. In copertina, una vista parziale dell’opera di Chaterine Abel, “Tea, Late Afternoon” pittrice australiana che proprio alla Lempicka si è ispirata per definire il suo stile. Se non avessi avuto quella specifica edizione della Garzanti, della Abel, molto probabilmente, non avrei saputo nulla. Magia fantastica dei libri!!
Santa Barbara dei Fulmini esce per la prima volta nel 1988 e ripropone integralmente lo stile di Amado, maestro nel saper cogliere l’aspetto visionario e del tutto particolare della sua terra. Come spesso accade per gli autori sudamericani, il racconto si intreccia a tanti altri, compiendo miracolose giravolte, allontanandosi in alto mare per poi rientrare a terra con la forza di uno tsunami, riprendere pace e ricominciare il dramma. L’attenzione è necessaria, ricordare i nomi fondamentale, così da non perdere il piacere della storia.
Da qualche anno ho in mano “Giuliano” di Gore Vidal, romanzo storico sulla vita dell’imperatore romano Giuliano del quarto secolo, che tentò, fallendo, di bloccare la diffusione del cristianesimo a favore della restaurazione del culto degli dei. La velocità da bradipo con la quale sto procedendo è direttamente proporzionale al fatto che trovo lo stile di quest’opera di una noia mortale, pur interessandomi dal punto di vista storico, ed inoltre, trovando un delitto aprire un libro e non finirlo, cautamente procedo verso l’ultima pagina. L’ho commesso una sola volta questo delitto, ma credetemi, fu legittima difesa!! La posizione drastica dell’imperatore fu sicuramente motivo di fallimento, oltre all’icontrovertibile dato di fatto che fu fisicamente eliminato a tre anni dalla sua salita al potere.
Vi starete chiedendo come entra Vidal in questo discorso che riguarda il romanzo di Amado. In realtà entra per quello che vi ho detto prima e cioè che un libro ha mille strade, mille racconti e mille affluenti ed entra soprattutto perché i popoli sono riusciti laddove un imperatore ha fallito, trovando un eqilibrio perfetto tra cristianesimo e paganesimo, sfociando in un benefico sincretismo che rende tutto possibile e molto, molto umano, nell’accezione più ampia del termine. Santa Barbara termina il suo viaggio in nave e da statua si trasforma in essere umano, una magnifica donna che si fonde immediatamente con il popolo multicolore della città, godendosi la vita e ribadendo il suo status di santa. Da qui la storia si intreccia fitta come le frange di uno scialle messicano.
I romanzi di Amado non sono semplicissimi da seguire, ma hanno il pregio di prestarsi a diversi livelli di lettura, da quello più superficiale a quello più approfondito. Averne uno fra le mani è sempre una magnifica esperienza. Questo ve lo consiglio davvero.
P.s. Quando avete un libro fra le mani, oltre a leggere la storia, andate ad esplorare tutti i suoi angoli più nascosti.