Lettura n. 22 Io sono Hotel Garibaldi di Marco Proietti Mancini
Hai presente una favola moderna? Eccola, una favola dolceamara, con un omaggio già nella citazione in epigrafe verso Novecento di Baricco, una storia indimenticabile resa ancora più memoria universale dal film.
Un bambino nato in un Hotel del centro storico di Napoli, da una mamma, una cameriera ai piani, che lì ci lavora da tempo e vive in una soffitta dell’antico palazzo. Un bambino che di nome fa Otello per un’antica passione materna per il personaggio shakespeariano, ma ben presto diventa per tutti Hotel, con un gioco di parole che lo identifica per tutto e in tutto con l’albergo in cui vive. Il Novecento attraversa le stanze e i saloni dell’Hotel, con ospiti ed eventi, le vite individuali si intrecciano con i grandi eventi della storia e l’autore è molto bravo a far penetrare i dettagli senza mai appesantire il ritmo narrativo che scorre piacevolmente in tutto il libro.
Napoli è tutta fuori nel brusio delle strade del centro, nel via vai di uomini e donne che visti dall’alto di una terrazza panoramica non sembrano neppure esseri viventi ma soltanto figuranti sullo sfondo di un palcoscenico. La vita è tutta dentro l’hotel, fra una stanza e un corridoio, una riffa e una poltroncina su cui pare si sia seduto Garibaldi, il piccolo Otello cresce e non conosce altro del mondo, la sua famiglia è tutta lì, si affeziona a un tuttofare che diventa così una sostituzione sia della figura paterna sia della funzione pedagogica della socializzazione che lui non conoscerà mai.
Otello, o meglio Hotel, vive in simbiosi con l’albergo e con ogni sua parte e struttura come fossero organi del suo stesso corpo, respira con esso, si muove nel mondo misurando ogni passo e ogni emozione esclusivamente in vibrazione costante con l’edificio. Arriva la guerra e i suoi effetti si fanno sentire fra le camere dell’hotel che si svuotano, perdono colore, risuonano dei passi di soldati che obbligano a un saluto alzando il braccio. Tutto passa, tranne la vita stessa e l’assenza di coloro che abbiamo amato, dolcissimo Hotel, Otello, nato per restare e come ogni leggenda per essere ricordato per sempre.
“Se vi dovessi dire quanti Natali erano passati dalla mia nascita e quante volte avevo già aiutato Angelo a spegnere la grande caldaia a carbone, per poi aiutarlo a riaccenderla quando tornava il freddo, non saprei proprio cosa raccontarvi. Anche a questo mi servivano i libri, a capire che non era tanto importante il mio tempo, ma il tempo più grande che c’era stato prima di me; io contavo poco, ma la storia contava tanto. “