Lettura n.42 L’incantatore di Vladimir Nabokov, Adelphi Editore
Prima di leggere questo piccolo gioiello, mi sono chiesta – ingenuamente- cosa mai potrò trovarci di più rispetto a Lolita? In cosa potrà sorprendermi questo autore, già amato e conosciuto nei suoi lavori più esaustivi? Questo breve racconto- quasi uno pseudosaggio per quanto mi riguarda- chiamato “il primo, piccolo palpito” di Lolita, con le parole dello stesso Nabokov, non è semplicemente l’idea in nuce del romanzo poi successivamente sviluppato, è un raffinato modello di indagine nella mente dell’adulto e dei suoi contrasti interiori. La storia di base è praticamente quella di Lolita con delle differenze sostanziali nella figura della ragazzina, qui è assolutamente inconsapevole dell’attrazione che suscita nell’uomo e non usa il suo fascino acerbo per sedurlo. Non vi è l’ombra della malizia in lei e questo dettaglio fa risaltare ancora di più il calcolo freddo e aberrante dell’uomo quarantenne che pianifica ogni mossa della sua vita per sposare la madre malata e portare il peso di un’unione matrimoniale indesiderata, con una donna che gli fa ribrezzo addirittura, al solo fine di riuscire ad avere la ragazzina. È veloce il ritmo, incalzante direi, e Nabokov è un vero maestro nell’uso delle metafore e nella creazione dell’atmosfera torbida e ricca di fantasie perverse che noi sentiamo sulla pelle come fossimo il protagonista. La percezione dei momenti di disgusto che egli stesso prova per le sue pulsioni e l’effetto sorpresa di alcune immagini, così cinematografiche, rendono questa veloce lettura un’occasione per assaggiare l’arte dello scrittore. Sono tornata indietro poi, su alcuni passi, per rileggere e assaporare lo stile perfetto, ricchissimo e suggestivo ma anche perché la modalità del suo narrare è stratiforme, e ti induce a cercare sotto ogni frase un altro significato, e ancora sotto un’immagine descritta un’altra immagine. Il termine russo “volšebnik”, che dà il titolo al libro, si potrebbe tradurre anche con il vocabolo “mago” ma incantatore è perfetto, secondo me, in quanto lui è allo stesso tempo artefice dell’incanto e oggetto dell’incantesimo. Vive in un mondo di fantasie e di follia aberrante che non ci è dato giudicare da lettori ma solo di esplorare attraverso la maestria di Nabokov.
Da leggere per chi ha amato gli altri suoi libri e vuole intravedere le radici del bellissimo Lolita.
Vi copio un estratto:
“L’afa nella stanza e la sua eccitazione stavano diventando insopportabili; egli allentò leggermente il cordoncino del pigiama che gli segava il ventre e un tendine stridette mentre con le labbra quasi incorporee sfiorava la pelle là, sotto una costola, dove si intravedeva un neo… ma era scomodo, si sentiva accaldato…il fermento del sangue esigeva l’impossibile. Allora, dando inizio a poco a poco all’incantesimo, cominciò a passare la sua bacchetta magica sopra quel copro, quasi sfiorando la pelle, torturandosi con l’attrazione che ispirava, con la sua tangibile vicinanza, con le fantastiche comparazioni dal sonno di quella ragazzina nuda che egli misurava, per così dire, con un regolo incantato- finché lei fece un lieve movimento voltando la faccia dall’altra parte e schioccando appena le labbra nel sonno”. ( pag.83/84)