Paese che vai, feste che trovi
Il sud Italia è conosciuto anche per le sue feste patronali in cui sacro e profano si contaminano e diventano un’unica cosa.
Non è esente da tutto questo nemmeno il posto in cui vivo, Sinagra. Un paesino adagiato in una vallata dei Monti Nebrodi, in provincia di Messina. Pochi chilometri dal mare e altrettanti dal paese più alto della Sicilia.
Questa parte dell’appennino siculo, chiamata appunto Nebrodi, deve il proprio appellativo a Nèbros – cerbiatto, animale sacro a Dioniso. Proprio in questa zona, ricoperta fin dalla notte dei tempi da boschi, si svolgevano riti orgiastici dedicati appunto al dio dell’ebbrezza. Ancor oggi diverse località sulla fascia costiera limitrofa a Sinagra, ad esempio la famosa Capo d’Orlando, conserva una toponomastica indicante riferimenti a Dioniso.
Col passare dei secoli tali riti, vietati in maniera ufficiale già ai tempi dei romani, furono soppiantati dalla religione cristiana. Il metodo più rapido per poter convincere la popolazione, priva di cultura, a tramutare il proprio credo dall’una all’altra professione religiosa.
Ma come sempre delle tracce rimangono e si propagano nei millenni. Così è anche a Sinagra. La notte di Pasqua, giorno che per antonomasia significa resurrezione, quindi luce e rinascita, quasi “mettendo da parte” Gesù Cristo, nel mio paese tutto si ferma per festeggiare il Patrono, San Leone Vescovo.
Con il giungere del tramonto e le prime tenebre che iniziano ad oscurare l’intera vallata, subito dopo una breve funzione religiosa, il simulacro del Santo Patrono parte dalla propria chiesa di campagna in cui rimane per i mesi autunnali e invernali (anche qui si denotano possibili legami con culti ancestrali dedicati alla morte della terra) e parte per rientrare nella chiesa madre di Sinagra.
Un tempo, finché non esisteva il ponte di collegamento tra le due sponde del torrente che divide a metà il paese e non esistevano arterie stradali, questa statua attraversava i boschi fino a sbucare fin sotto le mura del paese. Oggi, dopo un tragitto di alcuni chilometri, il simulacro dopo essere arrivato all’ingresso di Sinagra, si arresta per diversi minuti e attende quello che è forse lo spettacolo più bello a cui poter assistere se il giorno di Pasqua ci si trova in Sicilia e nella zona nebroidea in particolare.
Viene allestita lungo tutto il ponte una sorta di impalcatura ricoperta di fiaccole e fumogeni. Questi ultimi vengono accesi pochi attimi prima del passaggio di corsa della statua di San Leone. Quello che si apre alla vista del turista e curioso che si trova ad assistere è qualcosa di emozionante. Il ponte avvolto da fuochi, fumo che impedisce di vedere oltre qualche metro di distanza e il simulacro che tra urla e invocazioni sbuca dall’altra parte all’improvviso, continuando a correre all’impazzata, sulle spalle dei portatori fino alla piazza centrale del paese.
Ovviamente quello che ho appena raccontato ha ben poco di religioso e si comprende bene che sia legato più che altro a qualche rito pagano convertito con i secoli e le predicazioni in qualcosa di cristiano.
Se qualcuno si dovesse trovare in Sicilia nei giorni di Pasqua consiglio vivamente di fare una passeggiata a Sinagra. Lo spettacolo è assicurato e anche l’altalena di emozioni che si vivono durante questa famosa notte.