Lettura n. 36 Vite scritte di J. Marìas
Marìas è un autore che ho molto amato nei suoi romanzi, non senza turbamenti nella lettura, anzi, devo confessare che il primo che lessi, anni fa, mi portò un vero malessere fisico dopo le prime pagine. Ero in volo, e sfogliavo le pagine di Domani nella battaglia pensa a me, un titolo che mi aveva attratta da subito, ne avevo letto recensioni entusiasmanti e non vedevo l’ora di leggerlo. Ricordo che era da poco morto mio padre, e poiché nella prima parte della storia si narra di una morte improvvisa, che di fatto non c’entrava nulla con la morte di mio padre ma non dico di più per non spoilerare a quel lettore che vuole leggere, iniziai a provare una strana sensazione fisica. Questo scrittore raccontava così bene e ti prendeva in una spirale di angoscia e allo stesso tempo desiderio di andare avanti, creandomi qualche difficoltà, poi mi sono sentita letteralmente affascinata dalla sua scrittura e non l’ho più lasciato. Dopo qualche anno, in ritardo dall’uscita del libro, arrivo a questo suo saggio singolare Vite scritte, in cui lungi dall’avventurarsi sulla strada dell’agiografia e della biografia solenne, come lui stesso specifica nella prefazione, l’autore ci racconta la vita di alcuni scrittori trattandoli come fossero personaggi. Scrittori tutti rigorosamente morti e non spagnoli. Ventisei ritratti con diverse fotografie d’epoca a corredo di alcuni fra i più grandi scrittori del mondo, a partire da William Faulkner che scriveva di notte con un elmetto da minatore, a James Joyce sessualmente assai vivace a Tomasi di Lampedusa elegante e colto, Arthur Conan Doyle era animato dal forte desiderio di fare fuori il suo Sherlock Holmes. Molti altri scrittori amati sono disegnati con un tono leggero e a tratti ironico, mai pedante, capace di accendere la curiosità del lettore e di far tornare la voglia di rileggere le loro opere. Non è un saggio e nemmeno una raccolta di racconti questo libro ha una natura tutta particolare ed è per questo che l’ho amato, ma soprattutto è permeato dall’amore che l’autore stesso prova verso la letteratura e tutti gli autori raccontati.
«Con il passare del tempo mi sono reso conto che, se mi è piaciuto scrivere tutti i miei libri, è stato con questo che mi sono divertito di più. Forse perché, oltre che “scritte”, queste vite sono state “lette”»,
L’autore sembra divertirsi davvero e attraverso lo sguardo leggermente voyeuristico fa divertire anche noi, lasciandoci sospesi fra immaginazione e racconto di vite vissute. Non manca una sezione dedicata alle donne, nominata proprio “donne fuggitive”, in cui troviamo alcuni ritratti curiosi e interessanti fra cui quello di Violet Hunt, appassionata e irregolare per i tempi, o di Emily Brontë , discreta e silenziosa, o di Julie de Lespinasse, dalla vita breve e dolente, e ci abbandoniamo alla lettura imparando dettagli nuovi su autrici conosciute e meno conosciute, in un viaggio insolito e alquanto gradevole, fra realtà e creazione artistica.