Ora et Corpora
Tre attori in scena di nero vestiti. Ci aspettano.
Una bara bianca, aperta.
È così che “Corpora”, spettacolo che ha debuttato al Teatro Kismet di Bari, inizia, è così che Corpora decide di parlare di qualcosa di cui il resto del tempo si cerca di evitare: la morte. È un tentativo coraggioso, quello della regista Giulia Sangiorgio, che prende in mano il testo di Eliana Rotella e ne fa un racconto evocativo, un racconto che non ha la pretesa di essere legato alla terra, ma cerca in tutti i modi di metterla via, la morte, di costruire una poesia che non sia carnale, una poesia che voli altrove.
Il palco è buio, un’unica luce al centro, accecante e a tratti fastidiosa, disegna una porta, quella del passaggio fra l’esserci e il non esserci più. È una passerella, creata sapientemente da moduli uguali, le bare appunto, che danno voce a un testo non situativo, con la costruzione di contesti diversi per storie diverse con protagonisti di cui non è necessario conoscere il nome, l’età precisa, la derivazione geografica, protagonisti che siamo noi, chiamati a sentire le parole come se noi stessi le stessimo declamando.
È da qui che parte una prova attoriale interessante, con quattro giovanissimi attori che passano in rassegna situazioni tanto quotidiane ma che nell’immaginario comune non pensiamo mai possano appartenere o accadere a noi.
Malattie, vecchiaia, incidenti, perdite.
Man mano che lo spettacolo si delinea penso che Giulia ci abbia come ingannati tutti, ed è stata brava a farlo.
Questo non è uno spettacolo sulla morte.
Come può esserlo? Come si può raccontare qualcosa che non conosciamo davvero, qualcosa che viviamo da spettatori?
Noi non siamo morti, noi non sappiamo cos’è la morte, non possiamo saperlo. Giulia ci ha ingannati perché su questo palco, questa sera, ci ha parlato di ciò che invece precede la morte, quegli attimi di smarrimento e perdizione da cui si è assediati prima di lasciare il nostro corpo, quando le domande scalfiscono il cuore e accecano la mente, “e se io morissi ora, vi ricordereste il mio volto?”, o ancora “vestitemi nudo, sono nato nudo e voglio morire nudo”.
Sono un bambino, seduto qui, posto 10 fila F, con la consapevolezza che prima o poi anch’io dovrò morire.
E infine il suono.
Il suono curato da Andrea Centonza merita una sottolineatura a parte, in quanto accompagna gli attori dal vivo, in un crescendo coerente e sbalorditivo, quasi a voler creare con gli attori stessi una ritualità, tipica e allo stesso tempo unica ogni volta, una ritualità che diviene sacra, una ritualità pregna di umanità.
Corpora è uno spettacolo che trascende dalle abitudini teatrali alle quali siamo giornalmente sottoposti. Corpora racconta, e lo fa in una maniera universale, mettendo di fronte a tutti la possibilità di essere protagonisti di qualcosa che non pensiamo mai possa capitare a noi.
Abbiamo visto “Corpora”
della Compagnia Corporatesto Eliana Rotella
regia Giulia Sangiorgio
organizzazione Chiara Donadoni
musiche e disegno sonoro Andrea Centonza
scene Nikolò Bikros, Annalisa Burcheri, Giulia Ogliari
disegno luci Giulia Bandera
contenuti video Giulio Gattocon Silvia Guerrieri, Eleonora Mina, Simone Ruvolo, Marco Trotta
voci Valentina Picello, Edoardo Spina, Gennaro Mazzuoccolo
con il sostegno di Lab121, Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi e Comune di Genova,
in collaborazione con Hangar PiemonteSi ringrazia l’Ufficio Stampa