“Rugantino” fa sognare il Sistina
…e la magia prende forma.
La macchina del teatro è perfettamente organizzata, nella sua accezione più classica e sentimentale. Costumi ottocenteschi, colorati e vivi, ambientazione calda e intima di una Roma più quartiere che Caput mundi… e il tempo si ferma. La nostalgia leggera e delicata di un tempo fatto di fiabe e possibilità si palesa. È la nostalgia mansueta di una memoria lontana, di un tempo mai vissuto se non nella nostra più genuina immaginazione, e resa sempre più vivida, e perfettamente presente, dalla nostra tradizione narrativa. La vita vissuta per la strada, dentro la strada, in mezzo alla strada, maestra ed educatrice, a volte feroce, spesso salvifica. Ed eccoci in una Roma schietta, onesta, umana, fatta di relazioni e affari, imbrogli e risoluzioni, lotte e orgoglio, meschinità e amore. L’umanità dunque. Nel bene e nel male, l’umanità.
E’ la nostalgia mansueta di una memoria lontana
La poderosa messinscena è un lavoro straordinario e meticoloso, fatto di un cambio scenografico per scena. Un meccanismo perfetto che ci porta a sognare dentro una città offerta al pubblico in una dimensione “verticale”: ogni spazio del palcoscenico è Roma, in lunghezza, larghezza, profondità e altezza. Come se non fosse il teatro ad ospitare lo spettacolo ma viceversa. E via al viaggio dentro osterie, vicoli trasteverini, templi della Roma imperiale, piazze, case nobili e modeste, talami, squarci appartati di mondo per consumare scommesse e sentimenti, galere e sentenze, marciapiedi e Tevere e musiche e danze. Alla fine non si è più in platea ma là dove sono Rugantino e la sua romanesca sfrontatezza; Rosetta le sue insoddisfazioni e le sue battaglie; Mastro Titta e i suoi tentativi di “messa a punto” della vita; Eusebia che tra accenti e parentesi diventa esattamente quel “punto”;
la romanità scanzonata di un’epoca senza sovrastrutture.
Come se non fosse il teatro ad ospitare lo spettacolo ma viceversa
Gli occhi sono catturati da sogno, le orecchie dal ricordo di ciò che non si sa ma che si sarebbe voluto amare.
E perché questo si rendesse possibile, necessario e travolgente è stato il lavoro del corpo di ballo che ha impreziosito, col suo vigore e la sua armonia, estetica e vocale, un contesto dentro il quale si è mosso con misura e precisione.
Sulle note di “Roma nun fa’ la stupida stasera”, la commozione prodotta è stata tale che anche chi non era di Roma ha potuto sentire cosa vogliano dire l’appartenenza e la complicità che Roma, da grande madre e lupa e padrona e amante, trasuda. Che si sia figli naturali o adottivi, Roma è sempre Roma. E in “Rugantino”, grazie all’eccellente lavoro di attori, ballerini, cantanti, tecnici, regia, coreografia, scenografia, costumi, musica, ha fatto ciò che sa fare meglio: ha emozionato. E il gusto del pubblico è stato un tutt’uno con la sua più preziosa arma di misura del gradimento: l’applauso. Scrosciante. Continuato. Pieno. Appassionato.
Rugantino – Michele La Ginestra
Rosetta – Serena Autieri
Mastro Titta – Massimo Wertmuller
Eusebia – Edy Angelillo
Commedia musicale di Garinei e Giovannini
Scritta in collaborazione con Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa
Collaborazione artistica – Luigi Magni
Musiche – Armando Trovajoli
Scene e costumi – Giulio Coltellacci
Supervisione – Massimo Romeo Piparo
Direzione artistica, allestimento tecnico/scenografico, rifacimento costumi – Team creativo Teatro Sistina
“Rugantino” è in scena al Teatro Sistina fino al 26 marzo 2023
Via Sistina 129, Roma.
www.ilsistina.it