Eternamente Figaro!
L’opera fu scritta da Mozart in gran segreto in quanto la commedia “Le Mariage de Figaro” di Beaumarchais, dalla quale Da Ponte ne trasse il libretto, era stata vietata poiché attizzava l’odio tra le varie classi. Egli impiegò sei settimane per completarla, in particolare scrisse il finale del secondo atto in due giorni. Fu solo dopo aver convinto l’Imperatore della rimozione delle scene politicamente più discusse che questi diede il permesso di rappresentare l’opera.
Inoltre, la scena finale del terzo atto, che comprendeva un balletto e una pantomima, si dovette scontrare con un divieto imperiale di rappresentare balli in scena. Racconta Da Ponte, nelle sue Memorie, che lui e Mozart, non intendendo rinunciare al finale come l’avevano concepito, invitarono l’imperatore ad assistere a una prova, dove eseguirono quel pezzo muto. L’Imperatore subito ordinò che la musica fosse reinserita.
Così Le nozze di Figaro, finita di comporre il 29 aprile, fu messa in scena a Vienna nel 1786. Ottenne un successo strepitoso, al punto che l’Imperatore, dopo la terza recita, dovette emanare un decreto per limitare le richieste di bis, in modo che le repliche non durassero troppo. Ancor più grande fu il successo al Teatro Nazionale di Praga dove:
«Qui non si parla che del Figaro, non si suona, non si strombetta, non si canta, non si fischia che il Figaro, non si va a sentire altra opera che il Figaro. Eternamente Figaro!».
Queste ed altre notizie interessanti per una guida all’ascolto consapevole lo scorso sabato 25 febbraio sono state offerte durante lo svolgimento dello spettacolo al Teatro Massimo Bellini di Catania allungando, forse, i tempi non certo brevi dell’opera; forse sarebbe stato più agevole, a parer mio, trovare queste notizie nei programmi di sala ed offrirli al numeroso pubblico accorso per la prima rappresentazione di Nozze di Figaro.
Da diversi anni seguo con interesse e affetto le alterne vicende del Teatro Massimo Bellini di Catania. Dal 2019 è approdato ai vertici il Sovrintendente Giovanni Cultrera. Sin dalle prime battute ho subito notato uno slancio alla rinascita di questo prestigioso e storico teatro siciliano; il suo lavoro è mosso oltre che dalla competenza in campo musicale anche dall’amore tangibile e facilmente registrabile attraverso le sue interviste per la città etnea. Il pubblico ha percepito l’impegno rispondendo con entusiasmo e riempiendo il teatro ad ogni spettacolo.
La stagione 2022-2023, dopo l’inaugurazione lo scorso novembre con un titolo di repertorio come “La Bohème”, ha proseguito per il turno opere con un titolo solo all’apparenza di facile lettura quale Nozze di Figaro.
L’opera è in quattro atti e ruota attorno alle trame del Conte d’Almaviva, invaghito della cameriera della Contessa, Susanna, alla quale cerca di imporre lo ius primae noctis. La vicenda si svolge in un intreccio intricato in cui donne e uomini si contrappongono nel corso di una giornata, piena sia di eventi drammatici che comici, e nella quale alla fine i “servi” si dimostrano più signori e intelligenti dei loro padroni.
Per la realizzazione dello spettacolo la direzione artistica si è affidata alla regia di Michele Mirabella e alla direzione d’orchestra del direttore (così come ama definirsi) Beatrice Venezi puntando sulla loro immagine pubblica e mediatica oltre che per le competenze professionali.
La regia di Michele Mirabella è proprio come me l’aspettavo: colorata e solare, un elisir caldo e rassicurante ma dal gusto conosciuto.
La direzione d’orchestra mi è sembrata corretta ma, forse, complice il debutto del titolo da parte della Venezi, in alcuni tratti l’orchestra sembrava subire una” frenata”.
Il cast vocale ha reso godibile il capolavoro mozartiano. Convincenti le prove di Susanna/Cristin Arsenova e di Figaro /Gabriele Sagona e degli altri interpreti come Don Bartolo, Marcellina, Don Basilio, Don Curzio e Barbarina. Albane Carrère ha le fisic du role per il personaggio di Cherubino.
Buona sul piano scenico e vocale l’impervia parte del Conte affidata a Luca Bruno. L’artista ha dimostrato padronanza del ruolo sia dal punto di vista interpretativo che musicale.
Nella lunga e difficile aria “hai già vinta la causa” ha dimostrato le sue doti canore.
Così come è successo in teatro gli applausi finali lasciano la sortita d’effetto alla Contessa/Desirée Rancatore.
Il soprano ufficialmente al debutto nel ruolo ha messo in scena l’esperienza del belcanto ormai più che ventennale, complice la sensibilità artistica ha disegnato un personaggio impeccabile; dentro il personaggio anche quando la sua presenza in scena non prevedeva il canto.
Sia “porgi amor” che “dove sono i bei momenti” sono risultati un cesello dal punto di vista vocale: i piani, i filati, il legato e gli accenti hanno restituito al pubblico antiche emozioni .
Il pubblico ha restituito con lunghi e ripetuti applausi.
Buona la prova del coro .
Bella l’atmosfera del teatro, eleganza da “prime” con signore in abiti da sera e pellicce che mi fa ritornare indietro nel tempo, ma che mi conferma che l’opera è eternamente uguale a sé stessa da oltre un secolo e che Figaro è eterno come la musica del genio salisburghese.
Abbiamo visto “Le nozze di Figaro”
al Teatro Massimo Bellini di CataniaOrchestra, Coro e Tecnici del Teatro Massimo Bellini
Direttore Beatrice Venezi
Maestro del coro Luigi Petrozziello
Regia Michele MirabellaSi ringrazia l’Ufficio Stampa