La signora senza il cagnolino e Troisi
Quando la signora è invitata alle giornate commemorative è spesso colta dal dubbio, non sa mai se andare lì o restare con la mente e il cuore all’idea costruita nel tempo di quel qualcuno che non c’è più. Qualcuno famoso, che ha valore per noi, che è rimasto nella memoria collettiva ed individuale, e di cui ognuno di noi conserva un’immagine, un sapore, un gesto, un dettaglio legato a un significato particolare.
Giorni fa nel giorno della ricorrenza del compleanno di Massimo Troisi – durante il quale avrebbe compiuto 70 anni – sono stati organizzati diversi eventi, ognuno con la propria peculiarità. La Federico II, l’università degli studi di Napoli, ha dedicato una mattinata all’attore scomparso, con l’intento non solo di ricordarlo ma di omaggiarlo della laurea magistrale honoris causa, alla memoria, in Discipline della musica e dello spettacolo. Il rettore, una professoressa, e altri protagonisti del mondo della cultura e dello spettacolo, fra cui l’amico e collega di lavoro Enzo Decaro, hanno dedicato parole cariche di emozione e di affetto a Massimo, in una sala di grande bellezza e suggestioni: la chiesa nel Complesso dei Santi Marcellino e Festo. Alcuni spezzoni dei film più amati dell’attore e dei brevi video a lui dedicati da altri amici e attori, quali Carlo Verdone, Renzo Arbore, hanno portato il pubblico partecipe e commosso alle risate e alle lacrime. La signora si è ricordata di come si sentiva quando guardava i film di Troisi, perché come si dice ‘in ogni storia d’amore non è importante quello che dici o fai ma è fondamentale come l’altra persona ti fa sentire’, lei si sentiva bene, proprio come quel pubblico: passava dal sorriso alle lacrime, attraversava tutto lo spettro delle emozioni possibili, in assoluta naturalezza.
Cosa avrebbe detto Troisi con tutte quelle persone importanti e colte radunate lì per lui?
Lui che della cultura aveva rispetto ma anche una certa soggezione, di sé stesso diceva di possedere un’intelligenza cresciuta come un albero storto, non era tipo da grande impegno, da grandi sforzi, anzi, si divertiva a dire che voleva imparare a suonare uno strumento ma senza doversi sforzare, un po’ come il ragazzo che con la forza del pensiero voleva far muovere un vaso.
E allora vieni, vieni che ti costa a venire da lì a qui?
Anche solo per cinque minuti, a vedere come sono tutti felici ed emozionati a parlare di te, a darti questa soddisfazione. Magari per te una laurea non è nemmeno questa cosa così importante, forse avresti dato maggiore valore al dettaglio della giacca. Quale? Ma quella che ha indossato la tua Anna -Pavignano-, la giacca tua Massimo, con il tuo odore, qualche capello, la tua forma delle spalle, così per farti stare con noi ancora un po’.