La settimana santa di Sanremo
Come ogni anno, si è conclusa la settimana santa di Sanremo, e come ogni anno ci sono delle cose che non cambieranno mai, come sta storia che il Festival deve finire all’alba della vitadinoi, una tortura cinese. E io, da buon masochista, non sono riuscito a sottrarmi a questa giostra mortale, maledicendo e odiando tutto ciò che vedevo in quella televisione di merda davanti a me.
Com’è bella la serenità del cuore e la stabilità della ragione.
Pertanto, in questo racconto che nessuno ha richiesto e che ha la stessa importanza di una caccola lanciata fra i capelli di una qualsiasi signora riccia che ci cammina davanti per strada, mi limito a scrivere solo cose belle, quello che a sentimento un qualsiasi laureato all’università della vita farebbe, così la gente può pensare che in questo corpo decadente abita anche un’anima buona, ma che dico, buonissima, no vabbè esagero, la più buona all over the world forevva and evva.
Elodie è stata straordinaria, sempre, lo è stata sempre. Bona, intonata, trasgressiva, e ricordatevi che è uscita da Amici. Rassegnatevi, l’ha scoperta Queen Mary, che per la finale se n’è fottuta di Sanremo e s’è fatta la sua serata di C’è Posta per Te.
Ultimo, perché la canzone mi è piaciuta, e in generale le sue canzoni mi piacciono. Lo salvo nonostante a Sanremo abbia urlato come se qualcuno gli stesse strappando le palle e gliele stesse attaccando come pendenti al babbarozzo (che sarebbe il mento, alla siciliana).
Rosa Chemical perché è trash, e io amo tutto ciò che è trash. Imparerò questa canzone a memoria e ammorberò chiunque, com’è successo con Annalisa e la sua dove vaaaaaaai, te ne vaaaaaaaaai, quella volta non dovevi andare via, ero bellissima, che è entrata dentro di me per settimane e non m’ha lasciato più.
I Cugini di Campagna. Sì, salvo la loro canzone, perché mi ha inaspettatamente penetrato il cervello in maniera irreversibile. Stamattina la canticchiavo mentre uscivo dalla doccia, e me ne sono reso conto tipo dopo una decina di minuti che era quella canzone là. Va bene così.
I Coma Cose, scioglievolezza, irresistibile scioglievolezza. La canzone che mi è piaciuta di più in assoluto. Loro sono stupendi perché sul palco sono sinceri, stupendi perché sono tamarri ed eleganti allo stesso tempo. Li ho amati incommensurabilmente soprattutto per tutta quella parte di comunicazione non verbale che mi ha spappolato l’anima.
Anna Oxa. Perché l’ho sempre amata, perché se n’è sempre strafottuta di sembrare simpatica, giusta, adeguata a ciò che gli altri si aspettavano. Anche durante questo Festival. E perché questa canzone che ha portato è bellissima, il testo si capisce o se non si capisce bastava leggerselo invece di fare polemiche sul niente, ma siccome la maggior parte si secca pure a lavarsi la faccia la mattina e tenersi gli occhi chiusi, allappati, appiccicati di cispe, è stato più facile tempestarla di accuse. La verità è che più della metà dei cantanti in gara gliela poteva sucare.
E infine Grignani e non perché sia stato bravo a cantare, non perché sia stato un grande performer in questa edizione, ma perché la sua fragilità mi commuove e la sua voglia di tornare a splendere è troppo bella. Gli auguro di farcela, o quantomeno di non perdersi, e di continuare a fare casini straordinari.
Tutto il resto non mi ha scalfito neanche lontanamente. Alcuni li ho detestati, e non mi riferisco solo ai cantanti, ho odiato anche il maledetto FantaSanremo, ma questa è un’altra storia e non ve la racconterò. Ma la vera vincitrice morale è mia madre, resuscitata da un letargo che l’ha vista in un’altra dimensione spazio-temporale per mezza serata, che ha esclamato:
“Ma stasira è a finali?”
Viva la vita, viva Sanremo, ma come ogni sera s’è fatta na certa.