Le maschere pesano
Ci sono molti modi per diventare grandi.
Ogni evento che ci toglie equilibrio è uno di quei modi. Anche stare dentro le tue mani è stato un modo, Alba, e uno dei più faticosi, mentre quel giorno intrecciavi le tue dita alle mie vene.
Spesso si contano gli assenti. E assente sono anche io, che ancora non mi ritrovo.
Ok, servirà del tempo perché il dolore per le mancanze diventi gratitudine per quanto mi è stato dato, che non è poco, anzi!
Partiamo dal fatto che sono ancora viva, e l’anno scorso, con tutte le mie vicissitudini, non era scontato!
Ma appunto serve tempo per tutto. Il giusto tempo.
E proprio dentro questa riflessione mi sono ad un certo punto trovata a dedicare un pensiero e una carezza a quanti sempre si spendono perché la bellezza e la vita trionfino, e che fanno di tutto perché questo accada, e che si prendono responsabilità grandi, come accudire gli ammalati, salvare le vite, lottare per la giustizia, la salute, la libertà. Sono un pensiero e una carezza anche e, soprattutto, a te. Mi piacerebbe che la mia voce, e le mie braccia allargate, raggiungessero tutti coloro che, leggendo, dovessero ritrovarsi in ciò che dico.
Ma non mi rivolgo a tutti, ovviamente.
Ci sono molti modi per diventare grandi
Non mi rivolgo agli sprezzanti, ai cinici, ai menefreghisti, agli ignavi, ai lavativi, agli egoisti, a chi produce dolore, male e morte perché tanto chi soffre lo fa lontano da cotanta meschinità.
Perché io in pubblico non mi sento più buona, o più ipocrita, ma più onesta. E fare di tutta l’erba un fascio e di tutte le persone, persone meritevoli di rispetto e affetto e riconoscenza, è un atteggiamento privo di responsabilità ed estremamente superficiale.
È ora di lasciare che le ipocrisie se le porti via il vento e le disperda.
Come quando arriva il Natale e noi improvvisamente cambiamo atteggiamento.
Non è il Natale che fa noi, siamo noi che facciamo il Natale.
Mi sembra lampante.
Fermiamoci a pensare ogni tanto, altrimenti ogni domani sarà la solita spugna che laverà via i buoni propositi di un oggi iniziato in modo più consapevole e profondo, e passato a scendere in profondità, a capirsi, a conoscersi.
È ora di lasciare che le ipocrisie se le porti via il vento
Mi domando perché si scelga, ad un certo punto della vita, una volta smesso di essere bambini, di votarsi alle menzogne, alle bugie, all’accomodamento. Mi domando perché si scelga di smettere l’onestà di fanciulli per diventare arrivisti. Cosa provoca in noi la smania di dire delle cose pubblicamente accettate e fare privatamente l’opposto!? Perché non si portano dentro casa le cose proclamate fuori!?
Evidentemente parliamo per come vorremmo essere e per come sappiamo di poter essere accettati, certo, ma perché? Perché temere di essere se stessi e non avere un pubblico plauso!? Perché la smania di piacere al prezzo di inventarsi una vita solo narrata e mai veramente vissuta, mai autentica!? Per compiacere chi? E perché? Le maschere pesano, e piegano la schiena. Levano vitalità e luce, levano vita e respiro. Perché le maschere!? Per il potere? Per poter avere un Io più strutturato e sovrastrutturato di un Sé libero e schietto?
Cosa diventa l’uomo quando smette di essere bambino?
Fermiamoci a pensare ogni tanto
Si suole spesso dire che i bambini siano feroci, perché dicono la verità, qualunque essa sia, a costo di ferire. Ma questo solo perché non hanno il filtro della grazia. Vedono che è il Re è nudo e non fingono che non sia così, e non cercano un modo di raccontarlo che sia giusto e anche gentile, semplicemente lo dicono.
Crescere non dovrebbe dunque essere “dire la verità correggendo la ferocia”? Vivere e intendere la vita secondo sé stessi, senza necessariamente essere brutali ma semplicemente, serenamente e saggiamente, onesti?
Io oggi ho pensato a tutti quelli che vorrei ringraziare per ciò che sono e non per ciò che dicono di essere. Grazie a te Alba che, anche se non vivi nelle mie giornate, evidentemente lo stesso ci sei, forse perché mentre entravi nei miei seni a mietere il male, ti è scivolato là dentro il prezioso seme della cura, che ha poi avuto terreno fertile per germogliare. E grazie a quanti, oggi, casualmente, pensandomi, mi stringeranno nei loro insostituibili abbracci.