La signora senza il cagnolino e la nudità
La signora mi ha raccontato che in questo periodo si è dovuta sottoporre a una serie di esami diagnostici per accertamenti cardiologici, ovviamente lo sa che la prevenzione è la prima cura, ma lei i medici vuole vederli solo da lontano. Ha quella che si chiama la sindrome da camice bianco allargata. La pressione si alza anche solo al pensiero che stia andando dal medico o peggio che dovrà muoversi all’interno di una struttura ospedaliera o similare. Inutile rassicurarla perché non è una paura razionale, dice, ma le paure non sono mai razionali, altrimenti non sarebbero paure. Il primo pensiero che le viene in mente quando è lì è “vorrei essere a casa”. Ovvio direte voi, a chi piace stare a fare controlli medici o soggiornare in ospedale?
Che sia ovvio non significa però che tutti soffrano allo stesso modo.
La cosa che immediatamente ti chiedono di fare è di spogliarti, e il disagio dipende anche da chi hai di fronte e da come te lo chiede. La signora quando ha iniziato a raggiungere una certa età ha sentito più forte il senso del pudore, ah che bella parola, profonda, che lei associa a quel rispetto di sé e della propria intimità, a quel sentimento di custodia del proprio corpo fragile e mutevole. Allora pensa agli anziani, alle persone che non sono in forma fisica perfetta, ai cosiddetti brutti e imperfetti per l’occhio esterno, a quanto debbano soffrire quel momento in cui un totale estraneo, per giunta col camice bianco che rammenta a viva voce la sindrome, ti dice “si tolga tutto”.
La signora ha freddo, e pensa a quelli che soffrono il gelo e a quanto sia una fortuna avere un posto caldo in cui fermarsi, poi copre il seno chiudendo le mani sul petto, e mantenendo il camice di carta