Punto e Virgola – Farfalle
Per la sua apparenza leggiadra, le farfalle sono spesso utilizzate come metafora da chi soffre di disturbi alimentari. Al contempo, però, capita di trovarle in riferimento alla rinascita, allo sbocciare, alla primavera, al ritorno alla vita.
Con questa metafora e con questo augurio, condividiamo l’ultimo racconto selezionato per la rassegna “Punto e Virgola”: Farfalle, di Fabiola F. Affianchiamo volutamente un’immagine che ritrae una farfalla in un prato lilla, colore che identifica i disturbi del comportamento alimentare.
Continuiamo a parlarne, continuiamo ad approfondire, non fermiamoci in superficie, lottiamo contro lo stigma, aiutiamo e, se necessario, lasciamoci aiutare!
Farfalle, di Fabiola F.
Da alcuni anni scrivo quello che vivo e sento in vari quaderni. Mi fa bene scrivere. Regolarmente mi scrivo delle lettere. È un modo per tenere una traccia di me stessa, come un bruco che diventa farfalla e cambia in continuazione. Così riesco a vederci più chiaro nel caos della mia mente.
Ottobre 2017
L’anoressia non è un capriccio.
È un malessere profondo che non si riesce a gestire altrimenti, che non si sa come esprimere.
Autunno 2018
Non so bene il perché ma mi è tornato in mente il ricordo di me stessa a 11 anni, in gita scolastica, durante la quale mangiavo solo una mela e quattro quadratini di cioccolata al giorno. E basta.
Stando al freddo sugli sci per tutta la giornata. Per una decina di giorni.
Una compagna aveva chiamato mia mamma, molto preoccupata, perché non mangiavo “nulla”.
Ma io non capivo e protestavo: si facesse i fatti suoi, certo che mangiavo. Una mela e della cioccolata. All’epoca mi pareva normale.
Ma inutile argomentare, mi sono ritrovata al pronto soccorso con una flebo nel braccio. Non ricordo altro.
Però adesso non posso più mangiarle, le mele. Mi fanno schifo.
Mi sono spenta io la luce e non so nemmeno perché.
Gennaio 2019
La luce è lì sul fondo, la vedo, mi chiama, ma non voglio prenderla.
Ho una strana visione di me stessa. Deve passare prima dagli occhi degli altri. Mi ricordo quando ero riuscita a perdere non poco peso, si complimentavano. Mi dicevano che mi stavo sciogliendo, ero dimagrita. Ma come fai? Una dieta? Forse hai smesso di mangiare? ( ah, ah…).
A danza non ero più invisibile, paradossalmente.
Ero bella, dicevano.
Durante gli stage mi si correggeva di più, mi si piazzava in prima fila. Ero una creatura delicata e leggera, come solo una ballerina sa essere. E io mi sentivo bene.
Ma era proprio la verità?
Oppure era solo una bugia che mi sforzavo di ingoiare?
Questa volta, ancora, non so cosa rispondermi.
Non so più cosa dirmi.
Mi ritrovo incastrata tra la voglia di andare avanti e quella di tornare indietro, di fare dietro front. In fondo so che tornando indietro non otterrei ciò che vorrei. Eppure…E così allettante.
Faccio fatica ad accettarmi.
Ad amarmi.
Ho la sensazione che i miei amici e la mia famiglia non mi capirebbero. Allo stesso tempo però, non riesco a parlarne.
È così difficile.
{…}
Quindi sono qui, con questa sconosciuta riflessa allo specchio.
A chiedermi cosa dovrei dirle.
A osservarla.
Qualche volta con disprezzo. Altre volte, invece, con tenerezza.
Mi ritrovo faccia a faccia con me stessa, che mi piaccia o no. Senza sapere cosa dirmi.
Senza sapere cosa fare.
Come farlo capire?
Febbraio 2019
Durante il finale, la mia insegnante legge un testo che ha scritto lei stessa.
Tutti noi ballerini siamo sul palco, così vicini da sentire gli altri sulla pelle. Le luci si abbassano.
Siamo tutti come sospesi.
C’è qualcosa di magico nell’aria. È quasi elettricità.
Chiudo gli occhi per un attimo.
Sento solo il mio cuore che batte forte e i nostri respiri un po’ affannati quasi all’unisono.
«…questi silenzi che soffocano le emozioni.
Questi silenzi che distruggono anime.
Silenzi che non servono a niente.
Per tutte e tutti coloro che non vogliamo vedere, ma che sono qui, va questo grido…
…un grido di libertà. »
E noi, tutti insieme, alla fine, gridiamo: LIBERTA’ !
Ecco, questa è libertà.
Potermi esprimere, lasciare andare le emozioni senza avere paura di essere giudicata.
Cercarle nel profondo. Viverle. Ricongiungermi con me stessa.
Lasciarmi andare, ballare, bella come una bambola nel mio vestito bianco, e lasciare libere le farfalle blu che ho nella pancia. Lasciarle andare via e volare intorno a me, insieme a me, mentre danzo.
Sentire i brividi, le farfalle nello stomaco, le emozioni.
Sentirmi viva.
Sentire…
Questa è libertà. Questa è vita.
Giugno 2019, saggio di flamenco