Hotel California, tra canne e piste (anche sataniche)
Scrivere degli Eagles mi terrorizza, non mi sento degna. Parlare poi di uno dei loro massimi successi mi pietrifica. Perché lo sto facendo allora? Boh! Forse oggi mi sento felice, e la mia autostima è abbastanza sveglia da darmi quella leggera spinta nel provare. Ovviamente non così tanto da addentrarmi in musiche, liriche, tempi, beat, sound, assoli, no… non oserei mai disquisire su di un pezzo che reputo sacro. Però posso soffermarmi sull’aspetto più banale di questo grande classico della musica Rock: l’interpretazione.Vi parlerò delle varie voci che girano intorno a questo misterioso testo che da sempre ha stuzzicato la mia curiosità.
Hotel California
On a dark desert highway / Su un’autostrada buia e deserta
Cool wind in my hair / Vento fresco tra i capelli
Warm smell of colitis / Caldo odore di spinello
Rising up through the air / Si libra nell’aria
Up ahead in the distance / Quand’ecco in lontananza
I saw a shimmering light / Scorgo una luce scintillante
My head grew heavy and my sight grew dimmer / La mia testa si era fatta pesante e la mia vista sempre più sfocata
I had to stop for the night / Mi dovevo fermare per la notte
There she stood in the doorway / Là lei stava ritta sulla soglia
I heard the mission bell / Sentii la campana della chiesa
And I was thinking to myself / E pensai tra me e me
“This could be heaven or this could be Hell” / “Questo potrebbe essere il paradiso ma potrebbe anche essere l’inferno”
Then she lit up a candle and she showed me the way / Poi lei accese una candela e mi mostrò la strada
There were voices down the corridor / si sentivano voci nel corridoio
I thought I heard them say… / Credo dicessero
Welcome to the Hotel California / Benvenuto all’Hotel California
Such a lovely place / Un posto così accogliente
Such a lovely face / Un’ adorabile apparenza
Plenty of room at the Hotel California / Abbondanza di spazio all’ Hotel California
Any time of year you can find it here / Puoi trovare qui ogni giorno dell’anno
Her mind is Tiffany-twisted / La sua mente è fissata sui gioielli
She got the Mercedes Bends / Lei ha una Mercedes Bens
She got a lot of pretty, pretty boys / Lei ha avuto tanti ragazzi carini carini
That she calls friends / Che lei chiama amici
How they dance in the courtyard / Come loro ballano nel cortile
Sweet summer sweat / Dolce sudore d’estate
Some dance to remember / Alcuni ballano per ricordare
Some dance to forget / Alcuni ballano per dimenticare
So I called up the Captain / Così chiamai il Capitano
“Please bring me my wine” / “Per favore mi porti il mio vino”
He said: “we haven’t had that spirit here since nineteen sixty-nine” / Lui rispose : “Non abbiamo più quello spirito dal millenovecentosessantanove”
And still those voices are calling from far away / Ed ancora le voci si facevano sentire in lontananza
Wake you up in the middle of the night /Ti svegliano nel bel mezzo della notte
Just to hear them say… / Solo per sentirli dire
Welcome to the Hotel California / Benvenuto all’ Hotel California
Such a lovely place / Un posto accogliente
Such a lovely face / un’ adorabile apparenza
They livin’ it up at the Hotel California / Si godono la vita all’ Hotel California
What a nice surprise, bring your alibis / Che bella sorpresa, procurati i tuoi alibi
Mirrors on the ceiling / Specchi sul soffitto
The pink champagne on ice / Champagne rosè con ghiaccio
And she said:”we are all just prisoners here, of our own device” / E lei disse: ”Qui siamo tutti prigionieri del nostro capriccio”
And in the master’s chambers / E nella camera del padrone
They gathered for the feast / Si sono radunati per la festa
They stab it with their steely knives / L’hanno pugnalato con i loro coltelli d’acciaio
But they just can’t kill the beast / Ma non sono riusciti ad uccidere la bestia
Last thing I remember / L’ultima cosa che ricordo
I was running for the door / Stavo correndo verso la porta
I had to find the passage back to the place I was before / Cercavo di tornare indietro da dove ero venuto
“Relax” said the night man / “Rillassati” mi disse l’uomo della notte
“We are programmed to receive / “ Noi siamo programmati per accogliere
You can check out any time you like / Tu puoi uscire quando vuoi
But you can never leave!” / Ma non potrai mai più partire”
Una moto sfreccia solitaria in una di quelle lunghe strade che tagliano il deserto del sud-ovest americano e che portano in California, proprio come si vede nei grandi film. Autostrade nel nulla che ti regalano quel senso di libertà ma allo stesso tempo una sconfinata desolazione. Un uomo solo, in cerca di un riparo per la notte. Comincia così Hotel California.
Nel mio immaginario la scena è ben chiara, ma da quando entra in Hotel, ogni volta qualcosa cambia. Volti, luoghi, azioni e situazioni assumono forme diverse a seconda del mio stato d’animo durante l’ascolto, perché in fondo, come dicevo prima, al testo nel tempo sono state attribuite svariate interpretazioni, ed io ancora non riesco a trovarne una che mi soddisfi davvero.
Molti credono che gli Eagles abbiano dedicato la canzone alla California, stato in cui hanno visto nascere ed esplodere il loro successo. Il titolo della canzone la dice lunga: Hotel California. Associare la California ad un albergo sembra quasi che la vogliano dichiarare come la patria di nessuno.
Un albergo dove fermarsi per poi ripartire, un luogo di passaggio per viaggiatori senza destinazione. Tutta la canzone pare s’incentri sulla distanza che c’è tra l’immaginario collettivo della California, come posto caldo, accogliente, con belle donne, dove si può veder realizzare il sogno americano, e la crudele realtà del Golden State, che come nella canzone, quello che sembrava un piccolo paradiso nel deserto si trasforma rapidamente in un horror gotico senza fine.
Sembrerebbe che una sorta di falsa speranza sia stata cucita da una sarcastica mano divina in quelle terre del sud che affacciano sul Pacifico. Nel xix secolo gente di tutto il mondo partiva per quelle assolate spiagge alla ricerca dell’oro, ma non tutti riuscirono a fare fortuna, ed alla fine come vittime di un miraggio si ritrovarono incastrati in una terra senza uscita.
Altre teorie invece vogliono che la canzone si riferisca alle droghe, che come è facile immaginare pare abbiano segnato, ispirato e fatto parte della vita della band in quegli anni
Altre teorie invece vogliono che la canzone si riferisca alle droghe, che come è facile immaginare pare abbiano segnato, ispirato e fatto parte della vita della band in quegli anni. La teoria prende le mosse dalle prime strofe, in cui gli Eagles usano il termine “Colitas”, che nello slang messicano si usa per chiamare le gemme della cannabis. In più nel testo sono molte le frasi che si possono facilmente associare alla feroce dipendenza da Cocaina ed Eroina.
Altre interpretazioni ancora sembrano vedere Hotel California come una metafora per l’industria musicale corrotta e decadente di Los Angeles, raccontandoci di una California come prigione dorata in cui il libero artista entra solo, per scoprire che non potrà più fuggire.
Tutte queste congetture potrebbero essere solo speculazioni di gente che ha bisogno di dare una spiegazione alle situazioni surreali vissute dal protagonista della canzone. Gente a cui non piace pensare che forse non vi è alcun significato. Ed è proprio per loro che ad una parte di me piace immaginare Glenn Frey, coautore del brano, seduto sul divano a ridere mentre legge tutte queste ipotesi pensando “Ma io ho buttato parole lì a caso”.
Probabilmente però Glenn avrà storto il naso quando tra tutte queste teorie è spuntata l’interpretazione satanica che molti hanno dato alla canzone, suscitando ancora più rumore e curiosità verso l’enigmatico testo.
Parrebbe ci fosse stata in California una chiesa cristiana, abbandonata nel 1969, e occupata successivamente da un gruppo di adoratori di Satana. Così, la parte del testo dove ad un certo punto il protagonista chiede il “suo vino” al Captain, (potrebbe essere un riferimento al rito dell’eucarestia) e lui risponde “non abbiamo più quello spirito qui dal 1969”, si riferisce, in questa ipotesi, allo “spirito” di Gesù Cristo, che proprio quell’anno avrebbe lasciato la chiesa.
Nella frase “Ma non sono riusciti ad uccidere la Bestia” si pensa che il termine Bestia sia riferito a Satana, così come di sovente anche nella Bibbia. Tra le altri frasi ritenute a sfondo satanico c’è: “Procurati i tuoi alibi”, che si crede riferita agli adoratori di Satana che devono, una volta usciti dai loro luoghi di culto, trovare alibi per nascondere la loro fede.
Supposizioni che si basano su interpretazioni di frammenti del testo, che fa di tutto per risultare poco chiaro.
Proprio per questo chi porta avanti la pista dell’occulto prende spunto anche dalle foto presenti all’interno della copertina dell’album.
In una di queste, facendo attenzione, è possibile notare, alla finestra a metà altezza sopra la folla di persone, una piccola e oscura figura. Non si vede bene, ma l’uomo calvo sembra somigliare ad Anton LaVay, fondatore della chiesta di Satana. In un’altra ancora, dove viene mostrato l’ingresso dell’albergo, si nota un uomo solitario: sembrerebbe essere un inserviente intento a spazzare, ma le teorie non hanno risparmiato neanche questo piccolo uomo. La prima è che egli sia in realtà il cadavere di un uomo sostenuto da una scopa, cosa che riporterebbe ancora una volta a LaVay, che fu per l’appunto accusato (ma mai condannato) per l’assassinio (forse durante un sacrificio a Satana) di un bidello.
La seconda ipotesi ha il gusto della leggenda. Si vocifera, infatti, che quando fu scattata la foto la hall era del tutto deserta e che solo dopo averla sviluppata sarebbe apparsa l’immagine dell’uomo, che si presenta così come un vero e proprio custode fantasma.
Nonostante molti diano per certa quest’ultima interpretazione, personalmente non credo che gli Eagles abbiano voluto segretamente convertire il mondo intero al culto del satanismo.
Anche se in quelle note c’è qualcosa di incredibilmente accattivante, dolce, misterioso e terrificante allo stesso tempo, che mi lascia la sensazione di ascoltare qualcosa di più profondo che non la storia di un uomo che ha fatto semplicemente una pessima scelta di alloggio.